Caso Gkn, messaggio alla politica
Migliaia in piazza Santa Croce contro i 422 licenziamenti. «Adesso deve intervenire Draghi»
Migliaia di lavoratori hanno riempito piazza Santa Croce, a Firenze ieri per la manifestazione a sostegno della lotta dei dipendenti della Gkn contro i 422 licenziamenti annunciati dalla proprietà, il fondo inglese Melrose. «Non siamo numeri e non molleremo», hanno detto gli operai chiamando in causa la politica ed il governo. In piazza tante bandiere rosse, combattività, l’abbraccio del territorio ai lavoratori, e tante istituzioni. «Questa è una partita nazionale, il premier Draghi deve intervenire», ha detto Dario Nardella.
Una stretta forte, tra commozione e determinazione. Paola Galgani ha appena finito di parlare dal palco in piazza Santa Croce sormontato dalla scritta «Firenze difende il lavoro» e abbraccia un lavoratore della Gkn. La segretari cittadina della Cgil è l’ultima ad intervenire e in quella stretta spontanea c’è l’abbraccio e la solidarietà di tutti. Dei migliaia scesi in piazza a dare sostegno ai 422 della Gkn contro la chiusura del loro stabilimento decisa da un fondo con sede a Londra, di istituzioni e sindaci, di addetti di ogni settore, dalla moda ai riders. «Non siamo numeri», ripetono gli operai, «non siamo numeri e questa volta la multinazionale ha sbagliato i calcoli. Noi non molleremo!».
La mobilitazione voluta da Cgil, Cisl e Uil è iniziata molto prima delle 9, quando nelle fabbriche della Città metropolitana di Firenze, di Prato, Pisa, Lucca, gli addetti si sono ritrovati ai cancelli, striscioni e bandiere rosse in mano e poi è iniziato lo sciopero generale di 4 ore (8 per i metalmeccanici) proclamato a Firenze e Prato. Alla spicciolata sono arrivati in Santa Croce, decisi a mandare un messaggio forte al governo e alla politica. Operai di Fonderia Palmieri, Betamotor, Grandi Cucine, Alstom, Renato Corti, Esaote, Nuovo Pignone, Richard Ginori, Bonfiglioli riduttori, Gruppi Ima, Neri, Sicep, Laika, Leonardo, Sammontana, fotografia di un mondo del lavoro che teme una valanga di licenziamenti ma continua a produrre lavoro e ricchezza. Per ultimi, accolti dall’applauso della piazza gremita, i lavoratori della Gkn di Campi, in corteo dietro lo striscione «Insorgiamo», slogan della lotta partigiana e calato nella battaglia contro i licenziamenti, «per la dignità, perché quella non ce la possono togliere, neppure per legge». «Siamo tutti Gkn!» urla la piazza, si sente la rabbia ma non c’è tensione — solo un accenno di contestazione al sindacalista della Cisl Fabio Franchi, subito stoppato dalla Rsu Gkn. I protagonisti sono solo gli operai, con centri sociali, politici e amministratori — dal presidente Anci e sindaco di Prato Matteo Biffoni al governatore Eugenio Giani, al sindaco di Firenze Dario Nardella, a quello di Campi Emiliano Fossi — defilati. C’è anche Giancarlo Antognoni a portare la propria solidarietà.
Ritiro dei licenziamenti come precondizione, nuove norme in Europa per impedire alle multinazionali di fare quello che vogliono, la denuncia «di un ventennio di leggi che hanno smantellato i diritti del lavoro in Italia», l’appello all’unità dei lavoratori e del territorio, sono il filo conduttore degli interventi, combattivi, assieme all’appello al presidente del Consiglio Mario Draghi a impegnarsi in prima persona. «Se un’azienda può, senza violare le leggi, umiliare e mortificare il lavoro e i lavoratori, come sta facendo Gkn, allora le leggi che abbiamo non vanno bene» dice Franchi, segretario generale Cisl Firenze-Prato. «Sono inaccettabili logiche predatorie da parte di chi non ha alcuna intenzione di investire ma solo di trarre il massimo profitto» sottolinea Leonardo Mugnaini (Uil Firenze). «Oggi la piazza di Firenze ha dato una risposta importante fatta di lotta, mobilitazione e solidarietà, per questa e per tutte le altre tante vertenze. Abbiamo bisogno che la politica si riappropri del proprio ruolo, non è possibile che un qualsiasi amministratore delegato conti più dell’interesse generale» commenta Paola Galgani, segretaria generale Cgil di Firenze. In piazza anche la segretaria nazionale Fiom Francesca Re David. «Non siamo numeri — scandisce Dario Salvetti, della Rsu della Gkn — Siamo nella fabbrica e siamo pronti a farla funzionare meglio di prima ma questa partita non si gioca solo ai cancelli della Gkn, sennò è già persa. Insorgiamo era lo slogan dei partigiani e da questa piazza anche oggi suoniamo la Martinella perché bisogno liberarsi». «Ci auguriamo che possa intervenire a livello di massima autorevolezza Draghi perché questa vicenda della Gkn può creare un pericolosissimo precedente sui comportamenti dei fondi finanziari che hanno il controllo di importanti gruppi industriali — dice Nardella —Questa piazza è un messaggio fortissimo, non solo all’azienda che si è comportata finora in modo inaccettabile ma anche un messaggio al governo perché quello della Gkn è un caso nazionale».
❞ Franchi (Cisl) Se senza violare le leggi un’azienda può umiliare e mortificare il lavoro e i lavoratori allora le leggi che abbiamo non vanno bene: cambiamo