Giustizia, la ministra: «Un esempio da Firenze»
Cartabia al convegno della Corte d’Appello: «L’Ufficio del processo qui funziona»
«Una giustizia che funziona non è soltanto l’immagine di efficienza. Ma è il primo presidio contro la legge del più forte e le infiltrazioni della criminalità organizzata che depauperano il tessuto sociale e la vita economica della società».
Il primo pensiero del guardasigilli Marta Cartabia va a Paolo Borsellino, il magistrato ucciso con la sua scorta il 19 luglio 1992, all’apertura del convegno «Efficienza, celerità, qualità. Gli obiettivi della riforma dell’Ufficio per il processo» organizzato dalla Corte d’Appello di Firenze, dall’Ateneo fiorentino e da «Un altro modo», il laboratorio della mediazione delle
Università di Firenze, Siena e Pisa. È una tappa del viaggio della ministra tra i distretti di Corte d’Appello per capire le esigenze e i problemi locali, proprio nei giorni dell’approvazione della riforma sulla giustizia.
«Più che una riforma Cartabia è una mediazione Cartabia tra i partiti» dice la ministra. E spiega: «Per ridurre i tempi dei processi penali non bastano il rito e le regole di prescrizione e di improcedibilità, ma occorrono più risorse e capacità organizzative» ricorda il guardasigilli. Ci saranno più magistrati («in autunno il prossimo concorso per reclutare pm e giudici») e più cancellieri («per la Toscana sono stati messi a disposizione 125 posti»). Ma il ministro, nonostante le perplessità dell’Ordine degli avvocati (Gianluca Giambogi: «La politica parla per frasi fatte»), punta anche sull’Ufficio del processo, esperimento pilota dal 2015 nelle sezioni civili della Corte d’appello a Firenze, che entrerà in vigore in tutta Italia: «Chi lo conosce, come qui in Toscana sa che non è una panacea — spiega il ministro — è un grande supporto al giudice e sarà una grande occasione per trasformare il volto della giustizia. A Firenze i rappresentanti delle istituzioni hanno scommesso su questo progetto che ha innescato un dinamismo virtuoso. Qui funziona bene perché ha il suo fulcro di una rete di rapporti che coinvolge università, istituzioni locali, mondo produttivo, società civile e avvocatura».
La sfida ora è un’altra: il tempo di decisione di un procedimento penale alla Corte d’appello a Firenze oggi è di 15 giorni al di sopra dei 2 anni, indicati dalla riforma per la dichiarazione di improcedibilità. Un gap che, secondo la ministra, il distretto della Toscana riuscirà a recuperare.