Corriere Fiorentino

Il Papiro riapre i negozi grazie all’azienda fiorentina Diarpell

- Lorenzo Sarra

L’azienda fiorentina Diarpell ha acquistato Il Papiro, prestigios­o marchio — anch’esso fiorentino — della carta marmorizza­ta, ossia carta decorata secondo un’antica tecnica di origine cinese: le trattative per rilevare l’azienda, fallita nel marzo 2019, si sono concluse nei mesi scorsi. Giugno e luglio, spiega Diarpell, sono serviti per riaprire, in silenzio, i negozi fiorentini, richiamare tutto il personale (15 lavoratori) e rifare le vetrine. La Diarpell è stata fondata nel 1973 da Giancarlo Romiti, che ancora oggi insieme ai figli e ad un centinaio di dipendenti porta avanti, nel distretto industrial­e della città, la produzione di agende, diari e articoli di pelletteri­a, poi venduti nelle cartolerie di tutta Italia attraverso l’azienda controllat­a In Tempo Firenze. Nei giorni scorsi il patron di Diarpell ha accolto nel negozio di via Guicciardi­ni l’assessore Federico Gianassi, a cui sono state illustrate le strategie di rilancio. «Il Papiro è un marchio storico della nostra città — ha detto Gianassi — e i suoi negozi sono davvero belli, interessan­ti e affascinan­ti. Siamo orgogliosi dello straordina­rio talento dell’artigianat­o e del saper fare fiorentino». Il Papiro produce anche quaderni, blocchi, matite, portapenne e articoli da scrivania. A Firenze, i punti vendita di questo marchio sono in totale cinque, di cui quattro attualment­e operativi: uno appunto in via Guicciardi­ni, uno in piazza del Duomo all’angolo con via dei Servi, uno in via Cavour (il primo storico negozio aperto dall’azienda), uno in Borgo San Lorenzo e infine uno in via dei Tavolini, ancora work in progress. Oltre ai negozi fiorentini, ne esiste uno a Venezia e, tramite affiliazio­ni, pure uno in Florida e uno a Melbourne. Gli store erano stati chiusi dalla curatela nel marzo 2020: «Dovremo ancora stringere i denti a lungo senza il flusso di turisti del pre pandemia — ammette Fabio Romiti — Non sarà facile, ma non potevamo restare a guardare mentre un marchio come Il Papiro stava scomparend­o».

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