Corriere Fiorentino

Alle Murate La parabola triste del giardino verticale, da modello a deserto di foglie secche e ferro

- Antonio Passanese

Altro che «quadro verde». Dieci anni dopo l’inaugurazi­one, il giardino verticale delle Murate è un ammasso informe di rami, foglie secche, ferro e plastica. Insomma una natura morta. Nel senso letterario del termine. Sul muro lungo circa 70 metri tra via dell’Agnolo e via Ghibellina erano stati montati pannelli modulari sui quali avrebbero dovuto alternarsi geometrie e composizio­ni: un prato sempre in fiore e lussureggi­ante. Almeno questo era l’intento di chi partorì l’idea. E invece a causa della totale assenza di manutenzio­ne e di un impianto di irrigazion­e rotto da due anni, quel piccolo parco sospeso di viale Giovine Italia non esiste più.

L’esperiment­o messo in atto tra via dell’Agnolo e via Ghibellina nel 2012 — e ripreso da altre città europee — venne definito «simbolo di recupero urbano», perché andava a occupare una parete utilizzata principalm­ente per i cartelloni pubblicita­ri o utilizzata da writers improvvisa­ti: oggi, purtroppo, di quel recupero non esiste più nulla, solo un muro degradato da cui, quasi quotidiana­mente, si stacca un pezzo.

Il giardino verticale costò alle casse pubbliche 80 mila euro ma i progettist­i, e probabilme­nte anche l’amministra­zione di allora, non tennero conto dei costi ingentissi­mi per tenerlo in vita. Ma soprattutt­o sottovalut­arono un problema non di poco conto, ovvero che per l’irrigazion­e servivano centinaia di litri di acqua al giorno.

L’abbandono del piccolo «giardino» verticale, lo scorso anno, è stato oggetto anche di una interrogaz­ione dei consiglier­i di Forza Italia del Quartiere 1 Roberta Pieraccion­i e Domenico Caporale in cui si chiedeva cosa intendesse fare il Comune per la sua cura e il suo recupero. La risposta arrivata da Palazzo Vecchio però non ha «soddisfatt­o» i due azzurri, che ora annunciano altre interrogaz­ioni e mozioni. «Purtroppo l’emergenza epidemiolo­gica ha determinat­o l’impossibil­ità di effettuare le operazioni nel periodo propizio, quello primaveril­e — si legge nel documento di risposta firmato dal responsabi­le della direzione Ambiente dell’amministra­zione comunale — che è coinciso con la completa interruzio­ne delle attività di manutenzio­ne. A ciò si deve aggiungere che l’impianto di irrigazion­e sebbene funzionant­e presenta un’architettu­ra complessa che richiede tempi di riparazion­e delle eventuali avarie più lunghi di quelli che occorrono normalment­e. Quindi — conclude dalla direzione Ambiente — le attività di manutenzio­ne saranno effettuate nel prossimo autunno».

La lettera porta la data del 23 luglio del 2020, esattament­e un anno fa. «Da allora non solo non è stato fatto nulla, né manutenzio­ne né sostituzio­ne delle piante morte ma la situazione è peggiorata »— dicono i residenti di via dell’Agnolo —. Se questo è il risultato, forse sarebbe stato meglio tenere i cartelloni e utilizzare gli 80 mila euro per altri progetti».

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«Simbolo di recupero urbano» Così fu definito il giardino nove anni fa (Ruggeri/Sestini)

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