Alle Murate La parabola triste del giardino verticale, da modello a deserto di foglie secche e ferro
Altro che «quadro verde». Dieci anni dopo l’inaugurazione, il giardino verticale delle Murate è un ammasso informe di rami, foglie secche, ferro e plastica. Insomma una natura morta. Nel senso letterario del termine. Sul muro lungo circa 70 metri tra via dell’Agnolo e via Ghibellina erano stati montati pannelli modulari sui quali avrebbero dovuto alternarsi geometrie e composizioni: un prato sempre in fiore e lussureggiante. Almeno questo era l’intento di chi partorì l’idea. E invece a causa della totale assenza di manutenzione e di un impianto di irrigazione rotto da due anni, quel piccolo parco sospeso di viale Giovine Italia non esiste più.
L’esperimento messo in atto tra via dell’Agnolo e via Ghibellina nel 2012 — e ripreso da altre città europee — venne definito «simbolo di recupero urbano», perché andava a occupare una parete utilizzata principalmente per i cartelloni pubblicitari o utilizzata da writers improvvisati: oggi, purtroppo, di quel recupero non esiste più nulla, solo un muro degradato da cui, quasi quotidianamente, si stacca un pezzo.
Il giardino verticale costò alle casse pubbliche 80 mila euro ma i progettisti, e probabilmente anche l’amministrazione di allora, non tennero conto dei costi ingentissimi per tenerlo in vita. Ma soprattutto sottovalutarono un problema non di poco conto, ovvero che per l’irrigazione servivano centinaia di litri di acqua al giorno.
L’abbandono del piccolo «giardino» verticale, lo scorso anno, è stato oggetto anche di una interrogazione dei consiglieri di Forza Italia del Quartiere 1 Roberta Pieraccioni e Domenico Caporale in cui si chiedeva cosa intendesse fare il Comune per la sua cura e il suo recupero. La risposta arrivata da Palazzo Vecchio però non ha «soddisfatto» i due azzurri, che ora annunciano altre interrogazioni e mozioni. «Purtroppo l’emergenza epidemiologica ha determinato l’impossibilità di effettuare le operazioni nel periodo propizio, quello primaverile — si legge nel documento di risposta firmato dal responsabile della direzione Ambiente dell’amministrazione comunale — che è coinciso con la completa interruzione delle attività di manutenzione. A ciò si deve aggiungere che l’impianto di irrigazione sebbene funzionante presenta un’architettura complessa che richiede tempi di riparazione delle eventuali avarie più lunghi di quelli che occorrono normalmente. Quindi — conclude dalla direzione Ambiente — le attività di manutenzione saranno effettuate nel prossimo autunno».
La lettera porta la data del 23 luglio del 2020, esattamente un anno fa. «Da allora non solo non è stato fatto nulla, né manutenzione né sostituzione delle piante morte ma la situazione è peggiorata »— dicono i residenti di via dell’Agnolo —. Se questo è il risultato, forse sarebbe stato meglio tenere i cartelloni e utilizzare gli 80 mila euro per altri progetti».