Il Livorno a un passo dalla scomparsa: due strade per salvarlo
No all’iscrizione in serie D, tra le accuse incrociate
Il finale della storia pare ormai scritto. Per conoscerlo basterà attendere ancora un giorno, domani, quando il Consiglio Direttivo della Lega Nazionale Dilettanti si riunirà per stabilire se il Livorno verrà ammesso alla prossima serie D oppure escluso. L’ipotesi più plausibile è proprio quest’ultima. E, se si verificasse, porterebbe verso la sparizione del club dalla geografia del pallone. La decisione verrà presa tenendo conto del parere espresso dalla Co.Vi.So.D. in merito al ricorso presentato dagli amaranto, la cui domanda di iscrizione era stata ritenuta incompleta dallo stesso organismo di controllo la scorsa settimana. Per due ragioni: il mancato pagamento degli stipendi arretrati dei tesserati e l’indisponibilità di uno stadio, anche in via provvisoria, dopo il no del sindaco Luca Salvetti alla proposta di concessione del Picchi corrispondendo di volta in volta l’affitto per l’utilizzo.
Nel frattempo, i debiti pregressi con il Comune sono stati saldati. Non, però, con un pagamento diretto, bensì tramite l’escussione, da parte dell’ente, della fideiussione a garanzia: un’operazione contestata (tardivamente) da Aldo Spinelli, tramite una lettera. Salvetti è stato chiaro: «Basta con le prese in giro». Con questa dirigenza, lui non vuole più avere rapporti. Che il caos a Livorno regni sovrano lo si intuisce dai frenetici «botta e risposta» dei giorni scorsi tra i diversi soggetti (dentro la società) coinvolti, mirato più a individuare colpe e relativi responsabili, che non soluzioni adeguate per scongiurare l’epilogo peggiore. La dirigenza, incassato il rifiuto dal Comune, ha provato a sondare la disponibilità di altre realtà limitrofe per risolvere quantomeno il problema dell’impianto da comunicare nella domanda di iscrizione, ricevendo però sempre una risposta negativa.
Adesso la domanda è: se davvero il Livorno non sarà ammesso in serie D, andando incontro a un fallimento a quel punto difficilmente evitabile, cosa accadrà? Potrebbe nascere una società ex novo, che riprenderebbe la denominazione storica Unione Sportiva Livorno e il relativo marchio: il club Magnozzi, che a maggio aveva provveduto a registrarlo, si è detto disponibile a concederlo. Ma solo con un progetto serio, sviluppato da imprenditori capaci e vogliosi di investire per rilanciare il calcio in città. E in tal senso, qualcuno si sarebbe già fatto avanti. Non sarebbe da escludere una ripartenza dall’Eccellenza o meglio ancora dalla serie D (iscrivendosi in sovrannumero) anziché dalla terza categoria, una sorta di scappatoia concessa a quelle realtà con rimarchevoli bacini di tifosi. In tal senso Salvetti sarebbe disposto a impegnarsi in prima persona con il presidente della Figc Gravina.
Una soluzione che trova il gradimento della piazza amaranto, da tempo in rotta con Spinelli e l’intero gruppo dirigente. L’altra ipotesi è una fusione con la Pro Livorno, società strutturata e organizzata, con oltre 500 tesserati e reduce da un’ottima prima stagione in serie D (per alcuni mesi ha persino alimentato il sogno promozione in C). In questo caso la modifica riguarderebbe principalmente la denominazione del club: si partirebbe, insomma, da una base già consolidata. In ogni caso, bisogna prima attendere il verdetto del Consiglio Direttivo della Lnd da cui dipende il destino dell’As Livorno.