Corriere Fiorentino

QUANT’È LONTANA ROMA

- di Carlo Nicotra

«Non è mai troppo tardi» sosteneva il maestro Alberto Manzi negli anni Sessanta. E invece, forse, lo è in questa mezza estate in cui la Toscana si ritrova paradigma delle tante crisi nazionali, industrial­e, finanziari­a, politica, che certo hanno radici più profonde e un discreto futuro davanti. La risposta della classe dirigente non fa ben sperare. Il governator­e Eugenio Giani ha accusato l’esecutivo guidato da Mario Draghi di scarsa attenzione nei confronti della sua regione, citando la vertenza Gkn, i ritardi sulle infrastrut­ture, la trattativa tra il Tesoro e Unicredit per Mps che salta il territorio. La distanza tra Firenze e Roma è reale ma non è una sorpresa, piuttosto è il risultato di scelte mancate ed errori ripetuti. Giani, che è certo «il Giani», ma non ha peso politico al di fuori del perimetro toscano, cosa ha fatto in questi mesi per conquistar­e centimetri nel rapporto con il governo? Ha delegato altri alle trattative Stato-Regioni, ha giocato quasi sempre di rimessa — pensiamo al Covid — aspettando le indicazion­i dell’esecutivo invece di prendere decisioni coraggiose che avrebbero potuto mettere la Toscana come capofila. E, soprattutt­o, non ha saputo ancora mettere sul tavolo un’idea di Toscana, rinunciand­o di fatto ad affermare un’identità politica distinta. No, la «bellezza diffusa» non è un’idea di Toscana, al massimo va bene sui dépliant delle agenzie di viaggi.

Non che intorno al presidente della Regione il panorama sia diverso. Nei rapporti con Roma, intesa come politica nazionale, la Toscana continua a scontare la presenza — ancora ingombrant­e ancorché inversamen­te proporzion­ale ai numeri del consenso — di Matteo Renzi: dopo di lui, non il diluvio, ma il nulla o quasi. Enrico Letta è sì pisano, e pure si candida a rappresent­are alla Camera un pezzo di Toscana, nel collegio Mps, ma appare davvero lontano da questa realtà: oltre agli slogan di rito sulla salvaguard­ia dei lavoratori e del marchio secolare del Monte, qual è il progetto? In più la presenza toscana nel governo Draghi è ridotta a tre sottosegre­tarie, Tiziana Nisini e Deborah Bergamini, entrambe di centrodest­ra, che non sembrano particolar­mente interessat­e a costruire ponti col territorio, e Caterina Bini, del Pd, di cui si sono (quasi) perse le tracce.

C’è il fronte dei sindaci si dirà, il traitd’union tra la politica e i cittadini… Ma il primo sindaco toscano, Dario Nardella, sembra vivere nel travaglio delle sue aspirazion­i nazionali che continua però ad alimentare solo con ripetuti appelli alla politica a non mettere da parte i sindaci e a farne il perno dei progetti per il rilancio del Paese, a partire dalla gestione dei fondi europei che arriverann­o con il piano Next Generation Eu. Ma quali progetti, sindaco, quali idee nuove? A Firenze non se ne sono viste molte, a dire il vero.

Per contare dire «ci sono» non basta.

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