La liberazione dei colori
Capalbio omaggia l’artista Saint Phalle con le cento installazioni de «Il luogo dei sogni» Per la prima volta le sue sculture anche fuori dal Giardino dei Tarocchi, tra palazzi e vecchi frantoi
● L’allestimento sparso per il paese, tra antichi palazzi e vecchi frantoi, prevede anche fotografie, video, maquettes e collage
Dall’universo di colori e fantasia racchiuso sulla collina al confine tra Toscana e Lazio, sono usciti per la prima volta dei frammenti di creatività che raccontano l’attualità del messaggio femminista, ambientalista e avanguardista di Niki Saint Phalle, l’artista cosmopolita autrice del «Giardino dei Tarocchi», il parco artistico realizzato sui prati di Garavicchio, a Capalbio. E se fino ad oggi questo ha rappresentato la sua vera opera d’arte con sculture gigantesche e affascinanti, il Comune quest’estate ha deciso di rendere omaggio all’artista con una mostra diffusa — in contemporanea con una retrospettiva al Moma di New York — dal titolo Il luogo dei sogni, curata da Lucia Pesapane. Sono cento le opere in mostra. E per la prima volta (fino al 3 novembre) i suoi lavori vengono portati anche al di fuori del giardino, con esposizioni allestite tra palazzi storici e vecchi frantoi, dove hanno trovato spazio sia le opere che raccontano l’esperienza di Saint Phalle in Italia sia i suoi tentativi di finanziare l’impresa dei Tarocchi.
L’artista, nata a Parigi nel 1930 e cresciuta a New York, si è infatti pagata per intero la realizzazione del parco che si erge sulla collina, scandito da ventidue figure imponenti con l’anima in acciaio e cemento e la pelle ricoperta di vetri, specchi e ceramiche colorate. Una storia a sua volta affascinante, che viene raccontata nella mostra allestita al Frantoio.
Ma andiamo con ordine e se quello di cui parliamo è un universo di fantasia allora il «Big Bang» è il Giardino dei Tarocchi stesso. La suggestione del visitatore parte già dall’itinerario, che lo porta a spaziare dai verdi colli della bassa Toscana fino al centro storico di un antico borgo.
Il parco artistico, esteso per circa due ettari, appare come la passeggiata in un sogno, attraverso sculture colorati (alcune abitabili come fossero case) che contrastano con la natura selvaggia che le circondano. Ogni opera richiama
Sopra: il primo gruppo di sculture della serie «Nanas» dedicate alle figure femminili ed esposte nel Frantoio. Sotto: la coppia degli «Amanti» nel Giardino dei Tarocchi una carta dei tarocchi e racchiude un messaggio lasciato da Saint Phalle. Ad esempio, quando realizzò la mano aperta sulla testa della carta del Mago lo fece per nascondere la vista in lontananza della contestata centrale nucleare di Montalto di Castro, dimostrando così di condividere i principi di un ambientalismo che già stava maturando nelle coscienze.
Ma perché i tarocchi? E come finisce una cosmopolita a Capalbio? Una storia che viene racconta a palazzo Collacchioni, nel cuore del paese, una delle due location de Il luogo dei sogni. Dieci minuti in auto ed eccoci nel cuore storico del borgo, pronti per conoscere la storia che si cela dietro la storia. Attraverso un allestimento di foto, video, sculture, maquettes e collages (pensati da Adriana Palaccia), la mostra racconta di come Saint Phalle rimase incantata dal Parco Guell di Gaudi, a Barcellona,
In alto un’altra delle figure femminili della serie «Nanas» dell’artista Niki Saint Phalle In basso uno dei punti di ingresso al Giardino dei Tarocchi con la scultura che è possibile «abitare» al suo interno
decidendo di ripetere l’opera di una passeggiata onirica. La scelta della tela, o meglio del parco, ricade così su Garavicchio, dove i lavori iniziano nel 1979 insieme al secondo marito Jean Tinguely. Questa parte di mostra mette insieme molto materiale per farne un unico racconto, reso possibile solo grazie alla generosità dei collezionisti, con tre collaborazioni importanti, come la Fondazione il Giardino dei Tarocchi, la Fondazione Capalbio e la Niki Charitable Art Foundation.
L’idea originale dell’artista era quella di realizzare sculture che si rifacessero ai miti greci, ma nel frattempo fa la conoscenza con le carte dei tarocchi e ne rimane talmente coinvolta da renderli immortali sulle colline capalbiesi. Ma questa è un’altra storia ancora e per scoprirla basta spostarci di poche centinaia di metri, da Palazzo Collacchioni fino allo spazio espositivo del Frantoio, attraversando gli antichi vicoli.
Se nel palazzo abbiamo capito quali sono le origini del Giardino dei Tarocchi, al Frantoio riusciamo a comprendere come Saint Phalle sia riuscita a raggiungere il suo obiettivo. Qui si trovano alcuni lavori storici, tra cui gli assemblages degli anni 60, maquettes in creta cruda preliminari alla realizzazione del Giardino stesso e anche inediti video di archivio. Ci sono anche lavori apparentemente secondari, come mobilio e simili, che l’artista ha realizzato nel corso degli anni 80 proprio per riuscire a guadagnare qualcosa utile per finanziare l’impresa di uno suo giardino. «Era uno spirito libero, slegato da qualsiasi sponsor privati — racconta Pesapane — e quindi doveva trovare un modo per poter finanziare il suo sogno. La sua opera più grande rimane il Giardino, ma doveva trovare un modo per pagarlo. Queste sono opere che sono da sempre all’interno del giardino perché, per volontà dell’artista, tutto deve restare al suo interno. Ma abbiamo fatto una piccola eccezione».
E anche qui, negli spazi del Frantoio, esattamente come tra le statue monumentali in cima alla collina, il messaggio di Saint Phalle traspare chiaramente, con un richiamo forte all’animo umano, specialmente quello femminile, con ritratti che in qualche modo hanno anticipato quella che oggi possiamo definire come arte contemporanea.
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Era uno spirito libero, senza sponsor Alcune di queste opere le servirono per finanziare il parco di Garavicchio che era il suo più grande progetto