IN CLASSE, MA SENZA EQUIVOCI
Vorremmo sperare che il ritorno a scuola in sicurezza e in presenza sia considerato un problema urgente. Non è scontato, visto il rinvio della presentazione del Piano scuola per il prossimo anno scolastico alla conferenza Stato-Regioni. Poi il Governo dovrà varare il Decreto Ministeriale e venerdì è fissato un altro incontro tra il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e i sindacati di categoria, orientati per il no all’obbligo vaccinale, per ridiscutere del «Patto per la scuola» approvato il 20 maggio. Tempi tecnici, si dirà, ma anche politici, perché nel Governo c’è chi non si accontenta di aver ottenuto il rinvio di una settimana e vorrebbe che le decisioni effettive fossero rinviate a settembre.
Nelle dodici pagine del documento si «sollecita la responsabilità di ciascuno, richiamando comportamenti equilibrati, azioni, prassi e soluzioni adeguate», si prevede l’uso in classe delle mascherine chirurgiche per gli studenti, specie dove non si potrà realizzare il distanziamento. Ma non si stabilisce nessuna nuova procedura da adottare nel caso di personale scolastico e/o di studenti contagiati, ritenendo non necessario «effettuare test diagnostici o screening preliminari all’accesso a scuola ovvero in ambito scolastico». Viene demandato tutto alle scelte politiche del Governo. E si spera che i dirigenti scolastici, anche in Toscana, siano più flessibili nella loro richiesta dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico.
E che tra i Presidenti delle Regioni non rimanga chi come Vincenzo De Luca la scorsa settimana asseriva che «senza immunizzare gli studenti non possiamo riaprire in presenza». Se c’è una cosa che la pandemia dovrebbe aver insegnato è che con il virus si deve convivere a lungo e non possiamo inseguirne la diffusione, ma è urgente decidere alla luce degli scenari possibili. Il green pass rappresenta la soluzione più semplice e di buon senso per evitare nuove chiusure, gradita alla maggioranza degli italiani, ma sembra un tabù per il personale scolastico, come pure l’obbligo vaccinale. Sarebbe davvero l’ora di unirsi sulla riapertura per concentrarsi sui veri problemi della scuola. Dietro l’angolo rimangono le solite enormi difficoltà: personale precario, classi sovraffollate, edifici fatiscenti. E soprattutto un’istruzione scolastica che diploma studenti con forti insufficienze nelle conoscenze di base, come mostrano i dati Invalsi. Non si può che sperare che su tutto prevalga la volontà di decidere per una scuola (e università) in presenza, senza soluzioni equivoche e pasticciate, che sono quelle più pericolose.