De Mossi: quella di Mps è una partita politica, la politica trovi soluzioni
Il sindaco rompe il silenzio: niente contro Unicredit, ma no scelte al buio
Dopo giorni di silenzio, complice anche un malessere, il sindaco di Siena Luigi De Mossi prende posizione sulla trattativa per l’acquisizione del Monte da parte di Unicredit, chiamando la politica alle sue responsabilità.
«È il tempo della politica, quella alta». Luigi De Mossi, anche per un piccolo problema di salute, ha assistito in silenzio all’assalto mediatico e pubblico sulla trattativa Unicredit-ministero per l’acquisizione di Banca Monte dei Paschi. Quattro giorni lontano dalle scene, mentre fuori si gridava allo scandalo, promettendo battaglia per salvare il territorio e i dipendenti. Nella sua prima uscita pubblica sul caso, il sindaco di Siena si è tenuto lontano dalle promesse e, pur ripercorrendo per capi sommari la storia di Rocca Salimbeni e accusando la politica sulle vicende di Banca 121 e Antonveneta, ha scelto toni pacati. Ha chiamato la classe politica a trovare soluzioni, assicurando che la città non starà a guardare: «Non siamo al supermercato, respingo fortemente l’idea che questa città rimanga supina di fronte a qualsiasi decisione. Questa è una partita sociale e politica, non tecnica perché scaricare e ridurre Mps a una questione tecnica non lo accetto».
Nessuna preclusione verso Unicredit, spiega il sindaco, ma «il tema è cosa vuole per acquisire il Monte dei Paschi, quali condizioni pone. Loro fanno il loro lavoro, deve essere la politica a mediare su questo. Dobbiamo metterci intorno a un tavolo anche con i sindacati per capire quali numeri possono essere tollerabili. Ma è tutto da costruire. Ecco perché non possiamo accettare una decisione al buio».
Di risposte da dare De Mossi ne ha poche, forse non si aspettava uno sviluppo così rapido. E quindi, come aveva fatto il governatore Giani qualche giorno fa, ha chiesto un tempo maggiore per affrontare il problema: «Il rinvio va fatto in funzione di un progetto per raggiungere un risultato concreto, non accetto una soluzione temporanea». Qualcosa in più si potrà sapere stasera, quando il ministro Daniele Franco riferirà al Parlamento sulla trattativa tra Tesoro e Unicredit. Una certezza c’è già ed è l’impatto politico del caso Mps, soprattutto sulle suppletive che proprio nel collegio di Siena vedono correre il segretario del Pd Enrico Letta contro il candidato del centrodestra, l’imprenditore Tommaso Marrocchesi Marzi. «Sono convinto che condizionerà le elezioni — ha detto De Mossi — ma non vorrei mai un rinvio per sancire una pace politica e poi ritrovarmi a dicembre con la macelleria sociale».
Il sindaco annuncia un Consiglio monotematico su Mps a settembre, «con istituzioni e parlamentari», ma prima puntualizza: «La direzione generale può stare anche a Milano, ma gli uffici devono stare qui. Capisco anche che il personale possa essere ridotto, ma la banca deve continuare a vivere».
Fuori da Palazzo Pubblico, continua la polemica intorno alla questione del Monte. «Il presidente della Regione Toscana ha dichiarato di voler “mobilitare i parlamentari toscani per evitare che Mps venga inglobata da Unicredit — ha dichiarato Riccardo Nencini, senatore del Psi — Se c’è una cosa che ciascuno di noi deve evitare è la propaganda». Anche la Lega chiama in causa Giani, ma qui il «caso» politico è dentro la Fondazione Mps: «Il presidente Giani si propone come autentico paladino per risolvere le varie problematiche, ma poi quando si devono prendere decisioni di un certo tipo, si comporta come i gamberi. Ci riferiamo al fatto che il suo rappresentante (Paolo Chiappini, ndr) nella Deputazione Generale della Fondazione Mps, si sia palesemente opposto ad una convocazione straordinaria».
❞ Sulla trattativa La politica deve trovare le soluzioni, questa non è una partita tecnica. Non siamo un supermercato
❞ Sulle elezioni Le condizionerà, certo Ma non vorrei una pace per poi ritrovarmi con la macelleria sociale