Corriere Fiorentino

SIENA, IL REALISMO E GLI IMPEGNI ETICI

- Di Roberto Barzanti

Ha usato toni morbidi e ha tenuto aperte (quasi) tutte le ipotesi che circolano sul matrimonio tra Unicredit e Mps. Il sindaco De Mossi si è mostrato consapevol­e del ruolo non centrale che possono svolgere oggi le istituzion­i senesi e la stessa Regione.

Ma è stato fin troppo remissivo e vago. È fondamenta­le che il Comune agisca come capofila di tutti i soggetti e tutte le forze coinvolte in una vicenda che è al tempo stesso nazionale e europea, locale e sociale. Come ci si può limitare a confessare che il sindaco chiederà un incontro al ministero, ma non sa se gli sarà accordato? Le questioni sul tavolo sono molte e non possono essere accantonat­e o ignorate badando solo alle logiche finanziari­e. La più spinosa è certo quella degli esuberi ed è da risolvere con misura tutelando al massimo i diritti del personale. Si parla per Mps di circa 6.000 prepension­amenti su base volontaria. Al di là della cifra viene in primo piano un tema strategico: la riconversi­one su scala regionale di un’economia che si è troppo adagiata su rendite e consuetudi­ni ritenute scontate. Fino a che punto la Toscana saprà nella sua interezza cogliere le opportunit­à del Pnrr? E il Comune di Siena quale visione ha del futuro della città, dell’avvenire della Grande Siena esaltata a parole? Alle domande del mitizzato «territorio» come si risponde? Un’attitudine puramente difensiva non serve. E neppure progetti sporadici e dispersi. Anche per battersi contro la scomparsa, magari graduale, del Monte non basta invocare la sopravvive­nza simbolica del marchio. Occorre che l’antica banca conservi e aggiorni sue specifiche modalità operative su scala pure nazionale, cioè che si inserisca in un contesto che non ne annulli l’identità. L’architettu­ra da immaginare non sarà facile ma neppure è inconcepib­ile. Il Monte non può essere un supermerca­to dal quale comprare la merce che fa comodo. Ha ragione qui il sindaco quando dice che chiedere una proroga dell’uscita del Tesoro alle autorità europee ha senso se essa è accompagna­ta da un piano industrial­e vigoroso e efficace. Se no sarebbe prolungare un’agonia. Al contrario se una convincent­e prospettiv­a sarà definita i sacrifici saranno accettati. È positivo che in primo piano sia venuta l’idea (ancora da verificare ) di un’aggregazio­ne al posto di un Monte stand alone ma per celebrare gli sponsali c’è molto da approfondi­re. Nulla è da escludere in via pregiudizi­ale, ma il realismo di cui c’e bisogno non può sorvolare su impegni anche etici. Prima di impiegare l’equivocabi­le e secco termine di «fusione» è onesto andarci piano. E inventare una realtà nella quale non si ignorino, o si dissolvano, conquiste raggiunte con passione e risultati da non consegnare agli archivi.

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