«L’obbligo vaccinale è l’unica strada per tornare in sicurezza»
Quando chiamiamo al telefono Rebecca Pedini, 18 anni iscritta al quinto anno del linguistico Copernico di Prato, sta tornando a casa dopo aver fatto la seconda dose di vaccino.
Andrai a scuola più tranquilla ora?
«Sì, mi sentirò più sicura. Anche i miei amici più stretti lo hanno fatto, altri si stanno organizzando per prenotare, spinti dal green pass, che sta convincendo i dubbiosi molto più delle parole: ma non importa il motivo per cui uno fa il vaccino, l’importante è che si faccia».
Sei favorevole all’obbligo vaccinale?
«Io sarei per l’obbligo per tutti, a protezione di noi e degli altri, di chi non può immunizzarsi».
A chi non vuole vaccinarsi cosa dici?
«Alcune mie amiche credono che i vaccini non siano stati sufficientemente sperimentati, che ci usano come cavie, ma gli ho fatto notare che non conoscono i componenti neanche degli altri vaccini che si sono fatte. Se la scienza ci ha dato questa possibilità non vedo perché non dovremmo sfruttarla. Cercherò di fargli cambiare idea».
Il vaccino ti fa sentire più sicura anche a prendere i mezzi di trasporto?
«L’anno scorso li ho usati poche volte, ma ho visto che le persone stavano abbastanza attente, distaccate, e c’erano le indicazioni per l’entrata e per l’uscita. Ma molti tenevano la mascherina sotto il naso».
A scuola le regole anti contagio venivano rispettate?
«Sì, l’unico momento un po’ critico era la ricreazione al bar, dove si forma un po’ di folla nei 10 minuti di intervallo».
Se si dovessero tenere ancora le mascherine in classe ti peserebbe portarle?
«Se servono per proteggerci si mettono. Spero che con le vaccinazioni anche al mascherina non sia più obbligatoria».
Secondo te si sta facendo abbastanza per un ritorno in presenza in classe?
«Non so, ma spero che quello che stanno facendo permetta di trovare una soluzione, sono fiduciosa, anche se dopo i banchi con le ruote non so cosa aspettarmi».