COME DIFENDERE LE FILIERE
Nei mesi scorsi ho avuto modo di scrivere su queste pagine sulla legalità economica. Questa produce una sana concorrenza, ne richiamo il senso, se diventa il pilastro del funzionamento del sistema economicoproduttivo perché presuppone una svolta decisa nel concetto stesso di competitività, che tanto permea la cultura di impresa e che incide sul livello degli investimenti interni e internazionali, e sul sistema Paese tutto. E ancora mi soffermavo sul fatto che l’azienda che rispetta le regole è più forte, più pronta a competere su mercati internazionali più evoluti e meno clientelari: la legalità rafforza la rete delle relazioni fra imprese, strutture del credito e pubblica amministrazione irrobustendone le maglie e aumentandone la forza strategica. Perseguire la legalità economica significa riporre la fiducia in una economia sana, in un mercato che combatte e ostacola la corruzione, i reati fiscali e societari, l’infiltrazione della criminalità organizzata. Poi apprendo la notizia dell’indagine sulla concorrenza sleale esercitata da ditte individuali cinesi che ha condotto la Guardia di Finanza a Prato e che riguarda la filiera produttiva del lusso e non posso evitare di interrogarmi. L’illecito consente più facili guadagni e cagiona danni importanti all’immagine del Paese e alla professionalità dei suoi migliori imprenditori.
Sono stati i primi licenziamenti toscani dopo lo sblocco degli stessi deciso dal governo Draghi. E oggi saranno di nuovo sciopero, con un alle 13. Sono i lavoratori della Steab di Scopeti di Rufina. Dopo il precedente sciopero, c’è stato un nuovo incontro tra sindacato e azienda ma quest’ultima non ha intenzione di fare passi indietro sui 5 licenziamenti annunciati: l’azienda non ha aperto ad ammortizzatori, né all’ipotesi di uscite solo su base volontaria. Da qui a settembre, promette la Fiom, altre iniziative.