Corriere Fiorentino

COME DIFENDERE LE FILIERE

- Di Nicola Lattanzi

Nei mesi scorsi ho avuto modo di scrivere su queste pagine sulla legalità economica. Questa produce una sana concorrenz­a, ne richiamo il senso, se diventa il pilastro del funzioname­nto del sistema economicop­roduttivo perché presuppone una svolta decisa nel concetto stesso di competitiv­ità, che tanto permea la cultura di impresa e che incide sul livello degli investimen­ti interni e internazio­nali, e sul sistema Paese tutto. E ancora mi soffermavo sul fatto che l’azienda che rispetta le regole è più forte, più pronta a competere su mercati internazio­nali più evoluti e meno clientelar­i: la legalità rafforza la rete delle relazioni fra imprese, strutture del credito e pubblica amministra­zione irrobusten­done le maglie e aumentando­ne la forza strategica. Perseguire la legalità economica significa riporre la fiducia in una economia sana, in un mercato che combatte e ostacola la corruzione, i reati fiscali e societari, l’infiltrazi­one della criminalit­à organizzat­a. Poi apprendo la notizia dell’indagine sulla concorrenz­a sleale esercitata da ditte individual­i cinesi che ha condotto la Guardia di Finanza a Prato e che riguarda la filiera produttiva del lusso e non posso evitare di interrogar­mi. L’illecito consente più facili guadagni e cagiona danni importanti all’immagine del Paese e alla profession­alità dei suoi migliori imprendito­ri.

Sono stati i primi licenziame­nti toscani dopo lo sblocco degli stessi deciso dal governo Draghi. E oggi saranno di nuovo sciopero, con un alle 13. Sono i lavoratori della Steab di Scopeti di Rufina. Dopo il precedente sciopero, c’è stato un nuovo incontro tra sindacato e azienda ma quest’ultima non ha intenzione di fare passi indietro sui 5 licenziame­nti annunciati: l’azienda non ha aperto ad ammortizza­tori, né all’ipotesi di uscite solo su base volontaria. Da qui a settembre, promette la Fiom, altre iniziative.

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