COCCHERI E IL DUELLO CON ALBERTAZZI
Avolte le persone si riconoscono dal modo in cui rispondono al telefono. Quello di Paolo Coccheri era gioioso: «Chiunque voi siate, buongiorno», era il suo saluto che precedeva l’interlocutore. Azzerava le distanze e gli imbarazzi.
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Anche in questo somigliava molto a Giorgio La Pira, a cui deve il passaggio, come una folgorazione di vita, dal palcoscenico alla strada. Da ex regista di talento, compagno di recitazione e di teatro di personaggi blasonati — da Ronconi a Lavia — Coccheri divenne lungo le strade di Firenze il samaritano degli uomini perduti, stritolati dalla macchina dell’economia imperante. Gli UominiSenza. Senza lavoro, senza casa, senza famiglia. Fonda associazioni come le ronde della carità e i volontari di strada, che portano cibo e medicine a chi vive sui marciapiedi. Sia La Pira e dopo di lui Coccheri si rivolgevano a queste persone nello stesso modo in cui si rapportavano ai Capi della terra. «Chiunque voi siate, buongiorno». Chiunque. Ricco, povero, potente o no. La Pira inondava papi e leader politici di lettere, Coccheri di fax. Ed entrambi poi amavano mettere al corrente il popolo dei poveri dei loro conciliaboli scritti con i potenti, quasi a saldare in unico cerchio i primi e gli ultimi, chi conta e chi non conta, in nome della medesima umanità evangelica. Così chi andava a trovarlo nel suo eremo di Vincigliata poteva imbattersi in fax come questi. A Prodi, presidente del Consiglio: «Romano, prego per te: tieni duro, non mollare». Oppure a Berlusconi in tono sarcastico ma anche affettuoso: «Silvietto, sei un fallito. Ricordi quando nel 1955 la scuola filodrammatica di Milano ti bocciò come aspirante attore per aver recitato penosamente il Passero solitario?». Coccheri ha fatto parte del mondo fiorentino dei «folli di Dio», cui ha reso omaggio papa Francesco nel 2015 nella sua visita fiorentina. Un «folle» per eccellenza che nei suoi modi e istanze di vita non evocava altri tempi, come si è soliti dire dei personaggi fuori dagli schemi correnti, ma una visione diversa della contemporaneità. Da uomo di teatro Coccheri trasmetteva la leggerezza di chi sa ballare con Dio: ironico, appassionato affabulatore, visionario ma anche facile all’ira, come sperimentò l’attore Giorgio Albertazzi con il quale ingaggiò una contesa a base di carte bollate. Pomo della discordia? Il passato repubblichino di Albertazzi. Più che il cibo agli Uomini-Senza,Coccheri ha donato l’idea che anche con un fax si può cambiare il mondo o almeno provarci.