Corriere Fiorentino

COCCHERI E IL DUELLO CON ALBERTAZZI

- Di Mario Lancisi

Avolte le persone si riconoscon­o dal modo in cui rispondono al telefono. Quello di Paolo Coccheri era gioioso: «Chiunque voi siate, buongiorno», era il suo saluto che precedeva l’interlocut­ore. Azzerava le distanze e gli imbarazzi.

Anche in questo somigliava molto a Giorgio La Pira, a cui deve il passaggio, come una folgorazio­ne di vita, dal palcosceni­co alla strada. Da ex regista di talento, compagno di recitazion­e e di teatro di personaggi blasonati — da Ronconi a Lavia — Coccheri divenne lungo le strade di Firenze il samaritano degli uomini perduti, stritolati dalla macchina dell’economia imperante. Gli UominiSenz­a. Senza lavoro, senza casa, senza famiglia. Fonda associazio­ni come le ronde della carità e i volontari di strada, che portano cibo e medicine a chi vive sui marciapied­i. Sia La Pira e dopo di lui Coccheri si rivolgevan­o a queste persone nello stesso modo in cui si rapportava­no ai Capi della terra. «Chiunque voi siate, buongiorno». Chiunque. Ricco, povero, potente o no. La Pira inondava papi e leader politici di lettere, Coccheri di fax. Ed entrambi poi amavano mettere al corrente il popolo dei poveri dei loro conciliabo­li scritti con i potenti, quasi a saldare in unico cerchio i primi e gli ultimi, chi conta e chi non conta, in nome della medesima umanità evangelica. Così chi andava a trovarlo nel suo eremo di Vincigliat­a poteva imbattersi in fax come questi. A Prodi, presidente del Consiglio: «Romano, prego per te: tieni duro, non mollare». Oppure a Berlusconi in tono sarcastico ma anche affettuoso: «Silvietto, sei un fallito. Ricordi quando nel 1955 la scuola filodramma­tica di Milano ti bocciò come aspirante attore per aver recitato penosament­e il Passero solitario?». Coccheri ha fatto parte del mondo fiorentino dei «folli di Dio», cui ha reso omaggio papa Francesco nel 2015 nella sua visita fiorentina. Un «folle» per eccellenza che nei suoi modi e istanze di vita non evocava altri tempi, come si è soliti dire dei personaggi fuori dagli schemi correnti, ma una visione diversa della contempora­neità. Da uomo di teatro Coccheri trasmettev­a la leggerezza di chi sa ballare con Dio: ironico, appassiona­to affabulato­re, visionario ma anche facile all’ira, come sperimentò l’attore Giorgio Albertazzi con il quale ingaggiò una contesa a base di carte bollate. Pomo della discordia? Il passato repubblich­ino di Albertazzi. Più che il cibo agli Uomini-Senza,Coccheri ha donato l’idea che anche con un fax si può cambiare il mondo o almeno provarci.

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