«Al cimitero germanico Dostoevskij dedicato a tutti noi, senza volto»
Da oggi al 15 agosto il nuovo spettacolo di Archivio Zeta Dal trauma biografico dello scrittore una riflessione sul dolore
Il luogo, già da solo, fa venire una pelle d’oca di sensazioni: un poggio di erba tra i boschi di Firenzuola, dodici ettari di gradoni con sentieri concentrici e scalinate, disseminati da 16 mila lastre di granito grigio che portano in nomi dei soldati tedeschi caduti durante la Seconda Guerra Mondiale. Quando poi un posto così si anima con le voci e i gesti degli attori di Archivio Zeta, è pura emozione. La compagnia teatrale fondata e diretta da Enrica Sangiovanni e da Gianluca Guidotti ritorna da oggi al 15 agosto al Cimitero militare germanico del Passo della Futa, per il suo spettacolo annuale, dopo un anno di stop, imposto come restrizione anti Covid-19 dall’Ente tedesco che gestisce i sacrari di guerra germanici in tutta Europa.
In questo straordinario teatro (ore 18, prenotazione obbligatoria, dal 6 agosto servirà il green pass, www.archiviozeta.eu) debutta in Toscana Il volto, drammaturgia originale ispirata principalmente a L’Idiota e a un frammento di Delitto e castigo. É la tappa conclusiva di Topografia Dostoevskij, progetto triennale che Archivio Zeta ha dedicato allo scrittore russo, di cui ricorre il bicentenario della nascita. Dostoevskij nel 1849 venne arrestato e condannato a morte per attività sovversiva. Si salvò quando era ormai sul patibolo con il plotone d’esecuzione già pronto a sparare. Lo zar decise infatti di graziare i prigionieri all’ultimo minuto e la pena fu commutata in anni di lavori forzati. Questo episodio sconvolse profondamente l’anima di Dostoevskij che ritornerà su questo tragico avvenimento in alcune straordinarie lettere al fratello e in diversi passi de L’Idiota.
Lo spettacolo inizia proprio dal racconto dettagliato di questo trauma biografico per trasformarsi in una riflessione sul volto, sulla sofferenza di un essere umano qualsiasi e su come rappresentare ciò che immagine non ha, in relazione alla tavola Il corpo di Cristo morto nella tomba di Hans Holbein, opera che impressionò Dostoevskij e che viene ricordata anche nell’Idiota. In scena c’è un idiota-Cristo che torna in patria dopo un lungo soggiorno all’estero e una pittrice: davanti a loro, una San Pietroburgo innevata dove non esiste più il tempo e dove si materializzano le annunciazioni apocalittiche. Lo spettacolo è un viaggio nell’universo di Dostoevskij alla ricerca delle risposte alle domande sul dolore e sulla violenza: la bellezza e la bontà salveranno il mondo?
«In questi mesi che hanno sconvolto il mondo siamo stati costretti a incontrare gli altri senza mai mostrare il volto» spiegano Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti. «Questo spettacolo è dedicato a tutti noi, senza volto, smarriti e isolati. Il teatro è il luogo aperto in cui vorremmo essere: il vuoto il verbo il nostro volto».