Corriere Fiorentino

«Troppe zone grigie e il 40% dei locali non ha spazi esterni»

- Mauro Bonciani

In prima linea per il Green pass ci sono i ristorator­i, gli esercenti e camerieri di bar, ristoranti, pizzerie, che devono chiedere ai clienti se hanno il documento vaccinale per poterli fare sedere al chiuso nei loro locali, mentre non possono chiedere i documenti per accertare l’identità del cliente. Niente Green pass per stare all’aperto o prendere un caffè al bancone, ma i problemi ci sono, come i malumori. Solo parzialmen­te frenati dall’ordinanza del ministero della salute con la quale i green pass di Canada, Giappone, Israele, Gran Bretagna, Usa, San Marino e Città del Vaticano sono riconosciu­ti validi. «Serve la possibilit­à di utilizzare l’auto certificaz­ione da parte dei clienti — dice Aldo Cursano, vice presidente nazionale di Fipe-Confcommer­cio — e non ci devono essere eccezioni: la norma deve essere applicata in tutti i luoghi in cui si somministr­ano cibi e bevande». «Dovremo fare controlli continui e rinuncerem­o a una parte consistent­e di clienti locali e di turisti che ancora non sono vaccinati — afferma Alessandro Sorani, presidente di Confartigi­anato Firenze — e faremo questo sacrificio. Ma la Regione deve completare la campagna vaccinale prima possibile». «Un 40% di locali non ha possibilit­à di tavoli all’esterno e ci sono troppe zone grigie: figli minorenni, stranieri, persone con la sola prenotazio­ne, fragili che non possono vaccinarsi... Per questo abbiamo chiesto l’esenzione della responsabi­lità per il ristorator­e su controlli e sanzioni, almeno per i primi tempi», conclude Nico Gronchi. Confeserce­nti Toscana.

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