Corriere Fiorentino

Il Purgatorio qui Cazzullo in Santa Croce col nuovo libro su Dante «Regno simile alla vita»

L’intervista Aldo Cazzullo, oggi nel Cenacolo di Santa Croce, parla del suo nuovo libro dedicato al Purgatorio: «È il regno che somiglia più alla vita, e noi terrorizza­ti dalla morte cerchiamo speranza»

- di Edoardo Semmola

Le stelle le abbiamo «riviste» il 7 giugno. Eravamo rimasti là, in piazza Santa Croce, con Aldo Cazzullo e Piero Pelù in «A riveder le stelle» nel viaggio infernale di Dante di fronte alla prima piazza «viva» di persone dopo il lungo stop degli spettacoli per la pandemia. Oggi Cazzullo torna in Santa Croce. Non in piazza ma nel Cenacolo della basilica. E riparte da dove aveva interrotto: dall’arrampicar­si dantesco su per il colle del Purgatorio. Alla seconda cantica è dedicato il suo nuovo libro Il posto degli uomini (Mondadori). Di cui parla oggi nella seconda delle tre giornate di anteprima del festival Genius Loci. Nel frattempo si è consumata la notte di lunedì, quella in cui cadeva il settecente­nario dalla morte del Poeta. E Cazzullo è rimasto un po’ stupito «che la città abbia vissuto questa serata in modo sparso, con varie iniziative, invece di riempire una piazza per una Notte Bianca: la ricorrenza lo meritava».

Ha raccontato l’Inferno in piena pandemia. Ora il Purgatorio mentre, tra vaccini e green pass, ci incamminia­mo verso la libertà. Se non è una metafora questa...

«Una metafora duplice perché il Purgatorio è il regno che somiglia più alla vita. Al contrario dell’Inferno, nel Purgatorio scorre il tempo, il sole sorge e tramonta, è un tempo che avvicina alla felicità, alla salvezza, a Beatrice. Noi abbiamo conosciuto il nostro Purgatorio in terra, in questi due anni. Poi Dante cerca la libertà: dal pecsonaggi­o cato, dalla paura, dalla morte, dalla malattia. E anche noi siamo stati privati della libertà per colpa della pandemia, per paura di malattia e morte».

E ora ci meriteremm­o un po’ di Paradiso...

«Penso che gli italiani questa prova l’abbiano superata. Anche se con qualche eccezione: quei politici che non hanno dato grande prova di sé, i no vax. Però possiamo sentirci più puri e disposti a salire come Dante in cima a questo monte di bellezza. Il Purgatorio è bellissimo perché è come la vita: ha speranza e dolore».

Il Purgatorio è pieno di personaggi affascinan­ti anche se meno celebri di quelli dell’Inferno. Quali sono quelli più interessan­ti da osservare oggi?

«La più citata è Pia de’ Tolomei anche se appare solo in sette versi. Ma si è moltiplica­ta nei secoli, con fiumi di letteratur­a a lei dedicati. È l’unico perdi tutta la Divina Commedia a preoccupar­si per Dante. E alla pari di Francesca, è vittima di femminicid­io. Sono i due più grandi personaggi femminili di tutta la Commedia. E pensiamo al fatto che Dante affida sempre la salvezza del genere umano alle donne. Straordina­rio anche Bonconte da Montefeltr­o, ucciso nella battaglia di Campaldino: il suo pentimento all’ultimo istante di vita fa sì che il Diavolo non possa reclamare la sua anima. E ancora Provenzano Salvani: il comandante senese della battaglia di Montaperti è in Purgatorio tra i superbi perché nonostante tutto è stato capace di un gesto di umiltà. E la di lui zia Sapia, che si augura la vittoria dei fiorentini a Colle Val d’Elsa nella battaglia che vendica Montaperti, e si compiace, per invidia. Alla fine cosa ci dice Dante? Fiorentini, senesi, siamo tutti cittadini della stessa città».

Il Purgatorio è una cantica consolator­ia. E forse in questo momento è proprio ciò di cui abbiamo bisogno.

«Il Purgatorio dà speranza, ci fa immaginare che di noi resti qualcosa dopo la morte. Non solo l’anima, ma anche il corpo. La Divina Commedia è “il più bel libro scritto dagli uomini”, come scriveva Borges, perché si interroga sul destino dell’uomo e la sua ricerca dell’amore. Noi che siamo stati terrorizza­ti dalla morte in questi due anni, cerchiamo questo».

A proposito di amore, curioso il parallelo che fa tra Dante e il film «Interstell­ar».

«Ovunque troviamo qualcosa che possiamo far risalire a Dante, dalle stampanti 3D a cui paragono il farsi corpo aereo dell’anima in Purgatorio, al Diego Abatantuon­o di “Viulenteme­nte mia” che non vuole essere “sbattuto in Barbagia” ma a Porto Cervo. Fino a Interstell­ar dove Anne Hathaway dice che “l’amore è l’unica cosa che riusciamo a percepire che trascenda dalle dimensioni di tempo e spazio” come Casella nel secondo canto».

Il Purgatorio non è solo amore, è anche il luogo dei sette vizi capitali. Sarebbe facile declinarli oggi: la superbia dei politici, l’ira degli ospiti del talk show...

«I vizi sono sempre gli stessi oggi come ai tempi di Dante, perché i sentimenti di Dante sono i nostri. Ma a Dante ne mancava uno e forse se scrivesse oggi la Divina Commedia aggiungere­bbe il girone dei narcisisti. Dante di sé dice che finirà tra i superbi perché è la superbia che lo porta a scrivere, la ricerca della perfezione. Ma se la superbia produce risultati, il narcisismo è sterile. Narciso si guarda nello specchio d’acqua e si compiace. Il nostro specchio d’acqua è lo schermo del cellulare».

Non si può parlare di Purgatorio senza citare «Ahi serva Italia di dolore ostello...».

«Dante, parlando di Firenze, dice che solo i mediocri fanno politica. Noi ancora oggi non abbiamo un rapporto maturo con il potere: i leader non vengono sostenuti o criticati ma blanditi o abbattuti. Siamo un popolo tragico che pensa di essere melodramma­tico. Non è cambiato molto dai suoi tempi: Guelfi e Ghibellini, Montecchi e Capuleti. Ce n’è di strada da fare».

❞ Nuovi vizi capitali Se il Poeta scrivesse oggi la Divina Commedia aggiungere­bbe il girone dei narcisisti

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Primo piano
Lo scrittore ed editoriali­sta del «Corriere della Sera» Aldo Cazzullo e il dipinto di François Lafon, «Dante e Virgilio sulle rive del Purgatorio»
Primo piano Lo scrittore ed editoriali­sta del «Corriere della Sera» Aldo Cazzullo e il dipinto di François Lafon, «Dante e Virgilio sulle rive del Purgatorio»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy