L’ascesa e la caduta del «predestinato» I fedeli: a volte non si presentava alla messa
Tra i parrocchiani sconvolti: «Grande afflato spirituale, poi un lutto e il buio»
Per lungo tempo al nome di quel «ragazzone che metteva serenità a ogni sguardo» — copyright dei compagni di classe del liceo Livi — era associato nell’ambiente cattolico pratese il nomignolo di «predestinato». Nei primi anni Duemila si percepiva un clima di grandi aspettative riguardo al percorso ecclesiastico che Francesco Spagnesi avrebbe potuto compiere. «Una dialettica e un afflato spirituale fuori del comune», ricorda una fedele della parrocchia dell’Annunciazione nel quartiere pratese della Castellina, senza mezzi termini il più ricco e conservatore dell’intera città. E la memoria delle signore che ieri mattina erano assiepate per condividere lo choc di fronte al fruttivendolo della piazza del quartiere, ieri mattina, corre a una decina di anni fa: «Attento alla tradizione e innovatore nelle omelie».
Alla luce della tormenta che sta vivendo in queste ore don Francesco si farebbe fatica a credere che proprio in quel periodo era considerato un «enfant prodige» della Curia. Il suo avanzamento, così come la difficoltà della Diocesi a tamponare la sua caduta, stanno lì a dimostrarlo. Figlio di una famiglia che proviene dalla parte più popolare della città, la frazione di Iolo, il giovane Francesco si era distinto dai tempi del liceo per impegno e pacatezza. Si iscrive alla facoltà di Medicina, che non terminerà mai per seguire la vocazione.
Ordinato nel 2007, solo tre anni dopo può vantare il dottorato in discipline canoniche. Le sue conoscenze, abbinate all’ambizione elegante, gli danno già nel 2013 il passaporto per incarichi che nessun prete pratese alla sua età ricopre: la guida della parrocchia della Castellina e la qualifica di Correttore della Misericordia. Prima che tutto precipiti c’è persino spazio per le voci di una sua eventuale candidatura alla
Cancelleria vescovile. Ma l’impalcatura dell’ascesa comincia a scricchiolare nel 2016, quando appaiono evidenti le difficoltà nel rapporto con il vescovo Franco Agostinelli: il prete smette di frequentare gli appuntamenti importanti in Curia. È il primo campanello d’allarme.
Con l’arrivo in Diocesi di Giovanni Nerbini don Spagnesi ricomincia a manifestare attività e ambizione, ma in corrispondenza della malattia di uno dei suoi genitori piomba nelle difficoltà. «Cominciava ad arrivare alla messa con un quarto d’ora di ritardo, a volte nemmeno si presentava», raccontano i parrocchiani, oggi sconvolti dai retroscena di quel dolore fisico e mentale. E ancora: «Era spesso sudato, tremante, ci chiedeva sempre più di frequente denaro per messaggio».