Avanti tutta
Domani sera c’è l’Inter al Franchi, l’attacco di Commisso: «Nerazzurri e Juventus sono pieni di debiti ma non vengono puniti: un’ingiustizia»
In lotta Al Franchi domani sera arrivano i nerazzurri per uno scontro al vertice, sul campo ma non solo
Molti sostengono che la parola dell’estate sia stata «abbraccio». Uno, su tutti: quello tra Vialli e Mancini dopo la vittoria dell’Europeo. «Abbraccio», e «divertimento». È nato tutto da lì. Per la Nazionale, e per la Fiorentina. «L’altro giorno è venuto a trovarci Castrovilli e gli ho detto che la cosa più bella era vedere come si abbracciavano, tutti, dopo ogni gol segnato» disse Italiano nel giorno della sua presentazione.
Il mister è ripartito da questo e sabato pomeriggio, a Marassi, ha visto quel pensiero tradursi in un abbraccio collettivo come non si vedeva da un pezzo. Era già successo dopo il gol di Vlahovic al Torino, dopo il trionfo di Bergamo, e dopo il gol di Saponara al Genoa. Ogni volta una corsa verso la panchina. Ogni volta una stretta forte al mister. Gesti che raccontano quanto l’allenatore abbia conquistato testa e cuore dei suoi giocatori. Onestà, chiarezza e lealtà. Sono queste le parole d’ordine che, nel lavoro di tutti i giorni, si traducono in discorsi chiari, diretti e, quando serve, in critiche feroci. E poi la sincerità. Aveva promesso un’opportunità per tutti, e lo ha fatto. Aveva garantito che seguendolo i giocatori si sarebbero divertiti, ed ha avuto ragione.
Oggi la Fiorentina è una squadra felice, che gioca col sorriso, esaltata dalla capacità di imporre la propria identità su qualsiasi campo e contro qualsiasi avversario. Sono queste le basi del «miracolo
Italiano», che ha riportato la Fiorentina tra le grandi. Un «attacco al potere», sotto tutti i punti di vista. «Lazio, Atalanta e Napoli sono tre esempi da seguire. Lotito, Percassi e De Laurentiis hanno fatto benissimo e speriamo di arrivare a quel livello» ha detto ieri Commisso alla Rai. Certo, ci fossero regole più severe, sarebbe più semplice. «Noi paghiamo regolarmente gli stipendi e rispettiamo l’indice di liquidità. Altri come Juventus e Inter no, e sono pure pieni di debiti, eppure non vengono penalizzati. È un’ingiustizia», ha attaccato il presidente che, oltre a godersi i risultati della squadra, spera ora di chiudere la questione Vlahovic. «Abbiamo un ottimo rapporto, conoscono la nostra offerta e aspettiamo il suo agente a Firenze per risolvere questa storia perché ormai va avanti da troppo tempo».
Sarebbe il modo migliore per sublimare il lavoro che il suo allenatore sta facendo sul campo. Collettivo, e individuale. E allora ecco il ritrovato entusiasmo di chi voleva andarsene (Milenkovic), il recupero di giocatori dati per persi (Saponara, Duncan), il coinvolgimento di chi l’anno scorso era sparito nel nulla (Callejon) o il rilancio di chi, come Pulgar, veniva da anni pieni di critiche e difficoltà.
Certo, il lavoro mica è finito. Tra i prossimi obiettivi c’è la rivalorizzazione di Amrabat (comunque già decisamente diverso rispetto a quello triste e confuso di un anno fa), la crescita di Sottil e, missione apparentemente quasi impossibile, il recupero di Kokorin.
Intanto, domani, un altro esame da brividi. Al Franchi arriva l’Inter e fin da ieri il mister, ha iniziato a picchiar duro: vietato abbassare la guardia, anzi, perché solo continuando a lavorare come fatto fino ad oggi si possono raggiungere certi traguardi. Questo, in sintesi, il discorso fatto alla squadra. Con quegli stessi occhi da tigre che, sussurra chi ci aveva parlato per offrirgli la panchina della Fiorentina, avevano convinto tutti di aver fatto la scelta giusta.