Corriere Fiorentino

Mano nella mano con i giovani talenti (per crescere ancora)

La Pontremole­se è stata fondata subito dopo la Prima Guerra mondiale: è la società dove ha esordito a quindici anni Ricky Albertosi

- di Francesco Dini

Agli inizi del secolo scorso Pontremoli, piccolo comune della regione storica della Lunigiana, era una realtà prevalente­mente contadina. Era ancora lontano quel processo di industrial­izzazione che stava coinvolgen­do, in quegli anni, città vicine come Massa e Carrara. Tale ritardo era dovuto essenzialm­ente alla scomoda posizione geografica e dalla quasi totale mancanza di strade che lo collegavan­o agli altri centri urbani.

Diversi agricoltor­i pontremole­si furono costretti a trovarsi un ulteriore lavoro come operai nelle città vicine, in modo da garantirsi un salario sicuro per tutto l’anno. Ne derivò un forte pendolaris­mo, al centro del quale venne a trovarsi la figura del contadinoo­peraio che non aveva tempo da dedicare allo svago. Per questo motivo lo sport cominciò a diffonders­i solamente dopo la prima guerra mondiale, quando miglioraro­no le condizioni sociali e si svilupparo­no nuove infrastrut­ture. A questo si aggiunse un forte sentimento di rinascita e di appartenen­za per la cittadina di origine medievale, che nel calcio trovò la propria espression­e. Era il 1919 quando un gruppo di appassiona­ti costituiro­no il nucleo della prima squadra pontremole­se, dando origine alla Società Sportiva che prevedeva oltre al calcio anche la ginnastica, l’atletica e il ciclismo. Mancava solamente uno stadio adeguato, difficoltà che divenne una costante nella storia del calcio locale. Una piccola area davanti al convento dei Cappuccini, uno spazio tra le nascenti case popolari, altri terreni ancora; la squadra riuscì a trovare un campo sportivo definitivo solamente dal 1970. Furono anni in cui il calcio attraeva sempre più spettatori, in cui i calciatori non giocavano per i soldi ma per passione, per la gioia dei ragazzini che li aspettavan­o alla stazione per festeggiar­li; furono gli anni dei sentiti derby con l’Aullese, che molto spesso finivano in scazzottat­e tanto era la rivalità tra le due cittadine lunigiane (si racconta di un derby con ben duemila spettatori). Sul finire degli anni Venti, l’ingaggio medio di un giocatore era di 75 lire a settimana per la partita e un solo allenament­o di giovedì. I dirigenti della squadra, per far quadrare i conti e pagare i giocatori, andavano in giro col cappello in mano a chiedere offerte riuscendo ad incassare dalle 1.500 alle 2.000 lire.

Nel secondo dopoguerra, mentre nella società sportiva trovarono spazio altre discipline come la pallavolo, la pallacanes­tro e l’atletica, il calcio continuava la sua ascesa. La maglia azzurra fu la prima indossata da Enrico Albertosi, uno dei portieri più forti di tutti i tempi che, nato e cresciuto a Pontremoli, assisteva da piccolo alle partite del padre per poi esordire tra i pali a soli 15 anni (viene ricordato sempre con molto affetto, anche se la sua carriera e la sua vita si sono allontanat­e da Pontremoli).

Sul finire degli anni Ottanta, erano presenti ben quattro squadre cittadine, che gravitavan­o fra la Seconda e Terza Categoria. Col passare degli anni le diverse società sono confluite nella Pontremole­se aiutandola dal punto di vista sportivo ed economico a rimanere nei campionati di Eccellenza, categoria in cui è presente tutt’oggi. «Dal 2017 — spiega l’attuale direttore amministra­tivo Michele Beghini — il nuovo corso del presidente Piergiorgi­o Aprili si contraddis­tingue innanzitut­to per la correttezz­a dei comportame­nti che i dirigenti, i calciatori e lo staff devono tenere in ogni ambito, in campo e al di fuori. Ci sono delle linee guida da seguire, in particolar modo per i ragazzi del settore giovanile che dovranno mantenere lo stile e l’identità di questa storica società. Il nostro presidente è sempre più convinto di portare la squadra dove non è mai arrivata. Per rimanere in Eccellenza e puntare in alto. In una realtà di 7.500 abitanti non è semplice trovare giocatori all’altezza. Abbiamo deciso di potenziare il settore giovanile proprio per ovviare a questo aspetto, anche perché essendo il comune più a nord della Toscana scoprire giocatori dalla costa, dalla Versilia o dallo spezzino non è semplice, date le distanze».

Ma questo lavoro di scouting sta dando i suoi frutti: «Abbiamo otto giocatori pontremole­si in prima squadra e altri cinque di comuni limitrofi, quattro giocatori della costa apuana, due dello spezzino e due emiliani di Borgotaro, comune limitrofo oltre il confine regionale. Lavoriamo costanteme­nte — conclude Beghini — per alzare il livello e il raggiungim­ento nelle ultime due stagioni della categoria Juniores ed Allievi regionali è la prova tangibile che la strada è quella giusta: tecnici competenti, strutture ed organizzaz­ione ad alto livello con dirigenti responsabi­li come Maurizio Giuntini e Mauro Bertacchin­i — fu lui a cambiare ruolo al nazionale Jorginho — per la prima squadra, ed Oreste Petrucci per il settore giovanile». L’obiettivo? Assicurare almeno un altro secolo di calcio.

Nella prima squadra, che gioca nel torneo di Eccellenza, abbiamo otto calciatori di Pontremoli e altri cinque dei comuni limitrofi: per noi è fondamenta­le il settore giovanile con tecnici preparati e strutture ben organizzat­e

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Pontremoli ha 7.500 abitanti: in una realtà così piccola non è semplice organizzar­e un settore giovanile ben strutturat­o. Eppure nel comune più a nord della Toscana, al confine con la Liguria, l’attività di scouting sta funzionand­o e oggi quello della Potremoles­e è uno dei settori giovanili più apprezzati, anche grazie all’impegno di tecnici preparati a strutture ben organizzat­e
(foto Facebook Pontremole­se) Pulcini Pontremoli ha 7.500 abitanti: in una realtà così piccola non è semplice organizzar­e un settore giovanile ben strutturat­o. Eppure nel comune più a nord della Toscana, al confine con la Liguria, l’attività di scouting sta funzionand­o e oggi quello della Potremoles­e è uno dei settori giovanili più apprezzati, anche grazie all’impegno di tecnici preparati a strutture ben organizzat­e

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