Mano nella mano con i giovani talenti (per crescere ancora)
La Pontremolese è stata fondata subito dopo la Prima Guerra mondiale: è la società dove ha esordito a quindici anni Ricky Albertosi
Agli inizi del secolo scorso Pontremoli, piccolo comune della regione storica della Lunigiana, era una realtà prevalentemente contadina. Era ancora lontano quel processo di industrializzazione che stava coinvolgendo, in quegli anni, città vicine come Massa e Carrara. Tale ritardo era dovuto essenzialmente alla scomoda posizione geografica e dalla quasi totale mancanza di strade che lo collegavano agli altri centri urbani.
Diversi agricoltori pontremolesi furono costretti a trovarsi un ulteriore lavoro come operai nelle città vicine, in modo da garantirsi un salario sicuro per tutto l’anno. Ne derivò un forte pendolarismo, al centro del quale venne a trovarsi la figura del contadinooperaio che non aveva tempo da dedicare allo svago. Per questo motivo lo sport cominciò a diffondersi solamente dopo la prima guerra mondiale, quando migliorarono le condizioni sociali e si svilupparono nuove infrastrutture. A questo si aggiunse un forte sentimento di rinascita e di appartenenza per la cittadina di origine medievale, che nel calcio trovò la propria espressione. Era il 1919 quando un gruppo di appassionati costituirono il nucleo della prima squadra pontremolese, dando origine alla Società Sportiva che prevedeva oltre al calcio anche la ginnastica, l’atletica e il ciclismo. Mancava solamente uno stadio adeguato, difficoltà che divenne una costante nella storia del calcio locale. Una piccola area davanti al convento dei Cappuccini, uno spazio tra le nascenti case popolari, altri terreni ancora; la squadra riuscì a trovare un campo sportivo definitivo solamente dal 1970. Furono anni in cui il calcio attraeva sempre più spettatori, in cui i calciatori non giocavano per i soldi ma per passione, per la gioia dei ragazzini che li aspettavano alla stazione per festeggiarli; furono gli anni dei sentiti derby con l’Aullese, che molto spesso finivano in scazzottate tanto era la rivalità tra le due cittadine lunigiane (si racconta di un derby con ben duemila spettatori). Sul finire degli anni Venti, l’ingaggio medio di un giocatore era di 75 lire a settimana per la partita e un solo allenamento di giovedì. I dirigenti della squadra, per far quadrare i conti e pagare i giocatori, andavano in giro col cappello in mano a chiedere offerte riuscendo ad incassare dalle 1.500 alle 2.000 lire.
Nel secondo dopoguerra, mentre nella società sportiva trovarono spazio altre discipline come la pallavolo, la pallacanestro e l’atletica, il calcio continuava la sua ascesa. La maglia azzurra fu la prima indossata da Enrico Albertosi, uno dei portieri più forti di tutti i tempi che, nato e cresciuto a Pontremoli, assisteva da piccolo alle partite del padre per poi esordire tra i pali a soli 15 anni (viene ricordato sempre con molto affetto, anche se la sua carriera e la sua vita si sono allontanate da Pontremoli).
Sul finire degli anni Ottanta, erano presenti ben quattro squadre cittadine, che gravitavano fra la Seconda e Terza Categoria. Col passare degli anni le diverse società sono confluite nella Pontremolese aiutandola dal punto di vista sportivo ed economico a rimanere nei campionati di Eccellenza, categoria in cui è presente tutt’oggi. «Dal 2017 — spiega l’attuale direttore amministrativo Michele Beghini — il nuovo corso del presidente Piergiorgio Aprili si contraddistingue innanzitutto per la correttezza dei comportamenti che i dirigenti, i calciatori e lo staff devono tenere in ogni ambito, in campo e al di fuori. Ci sono delle linee guida da seguire, in particolar modo per i ragazzi del settore giovanile che dovranno mantenere lo stile e l’identità di questa storica società. Il nostro presidente è sempre più convinto di portare la squadra dove non è mai arrivata. Per rimanere in Eccellenza e puntare in alto. In una realtà di 7.500 abitanti non è semplice trovare giocatori all’altezza. Abbiamo deciso di potenziare il settore giovanile proprio per ovviare a questo aspetto, anche perché essendo il comune più a nord della Toscana scoprire giocatori dalla costa, dalla Versilia o dallo spezzino non è semplice, date le distanze».
Ma questo lavoro di scouting sta dando i suoi frutti: «Abbiamo otto giocatori pontremolesi in prima squadra e altri cinque di comuni limitrofi, quattro giocatori della costa apuana, due dello spezzino e due emiliani di Borgotaro, comune limitrofo oltre il confine regionale. Lavoriamo costantemente — conclude Beghini — per alzare il livello e il raggiungimento nelle ultime due stagioni della categoria Juniores ed Allievi regionali è la prova tangibile che la strada è quella giusta: tecnici competenti, strutture ed organizzazione ad alto livello con dirigenti responsabili come Maurizio Giuntini e Mauro Bertacchini — fu lui a cambiare ruolo al nazionale Jorginho — per la prima squadra, ed Oreste Petrucci per il settore giovanile». L’obiettivo? Assicurare almeno un altro secolo di calcio.
Nella prima squadra, che gioca nel torneo di Eccellenza, abbiamo otto calciatori di Pontremoli e altri cinque dei comuni limitrofi: per noi è fondamentale il settore giovanile con tecnici preparati e strutture ben organizzate