Corriere Fiorentino

Qualche statua in meno e qualche panchina in più

- Di Vanni Santoni

«Una civiltà di chiostri», parafrasan­do il teologo Anderson: questo, anche noi delle città dalla tradizione più laica, eravamo: anzi, per quanto sia una struttura religiosa, il chiostro rappresent­a l’annuncio, nel medioevo cristiano, del nascente umanesimo, emerso da suggestion­i classiche: da una certa idea di Grecia e Roma, e dei loro spazi civici. Così, il fatto che molti dei nostri antichi chiostri siano, oggi, chiostri di bibliotech­e, facoltà universita­rie e musei, ci appare così naturale da non farci quasi caso. Anche il chiostro delle Oblate appartiene alla categoria, ma qualcosa nella riprogetta­zione ne limita l’uso: qualcuno si ferma sui bordi, ma è oggi più un luogo di passaggio per faune che si assestano poi nelle sale di lettura dei piani alti quando non direttamen­te sul terrazzo. Come renderlo un vero habitat? Si potrebbe cominciare nel modo più semplice: qualche statua in meno, qualche vialetto e panchina in più.

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