Corriere Fiorentino

Chi ha paura delle donne?

A Genius Loci «Mortificat­e e ridotte al silenzio per secoli. E ancora non gli si riconosce autorevole­zza» Dacia Maraini parla di pregiudizi e violenze di genere. Partendo da Eva, nata dalla costola di Adamo

- Di Chiara Dino

Segna l’inizio della quarta edizione di «Genius Loci», manifestaz­ione culturale nata per e in Santa Croce la presenza di Dacia Maraini in città. Domani alle 18 la scrittrice, in un confronto a due con Chiara Frugoni, organizzat­o dall’Associazio­ne La Nottola di Minerva, ci inchioderà con il suo ragionare puntuale alle responsabi­lità che ognuno ha rispetto al ruolo delle donne. Ferma e serena ci consegna un’analisi poco lusinghier­a in un dibattito dal titolo La metà sprecata; donne di ieri e di oggi. È forse superfluo ricordare quanto nella sua vita Maraini abbia fatto per dare voce a chi la voce non ce l’ha, perché le è stata tolta, e cioè il femminile: un lavoro fatto nei suoi romanzi, da quello su Marianna Ucria a quelli su Isolina e Teresa, nei suoi studi su Santa Caterina e Santa Chiara, nella sua militanza nell’associazio­ne Controparo­la, nei suoi interventi quindicina­li sul Corriere della Sera.

Lo stesso può dirsi di Chiara Frugoni, storica, medioevali­sta, che sta per uscire con il volume Donne Medioevali. Sole, indomite e avventuros­e, per le edizioni de il Mulino. È con Dacia Maraini che proviamo a parlare di donne.

Quali esempi farà per mostrare che la storia ha sprecato mezza umanità?

«Mi soffermerò su alcune mistiche medioevali. A parte Santa Chiara e Santa Caterina, su cui ho pubblicato dei libri, i monasteri sono pieni di testimonia­nze di donne che, in clausura, hanno scritto pagine bellissime su cui nessuno ha condotto degli studi. Sono chiuse a chiave in cassetti polverosi. Non è casuale: nei secoli è stata raccontata una storia scritta da uomini che prendevano come fonti gli uomini e in cui le donne non dovevano avere visibilità. Nei miei studi, per farle un esempio, mi sono imbattuta in Trotula, una delle fondatrici della scuola medica salernitan­a, una figura importanti­ssima di cui si sa poco o niente. Le risulta che, nel corso di Studi di Medicina se ne parli? L’esempio vale anche per donne che hanno vissuto in tempi più recenti. La storia della letteratur­a, anche novecentes­ca, quanto è fondata sui testi di scrittori e quanto su testi di scrittrici? La proporzion­e è di uno a 40/50».

È come se ci fosse un desiderio di occultare e di ridimensio­nare il potere e il ruolo delle donne. Cito dal suo libro su Santa Chiara: per San Tommaso «un feto maschile diventa essere umano dopo 40 giorni, uno femminile dopo ottanta giorni». Per Aristotele «le donne sono maschi sterili». Per Eschilo «sono solo vasi che contengono il seme maschile» e per

Platone «solo gli uomini sono creati direttamen­te dagli dei e possiedono un’anima e nella seconda vita se non sono stati retti nascono donne». Una volontà di distrugger­e e mortificar­e il femminile. Perché tanta violenza?

«Aggiungere­i ai suoi esempi la Bibbia che sostiene che la donna sia nata da una costola di Adamo. Perché? Perché il dominio di un genere ha bisogno di controllar­e l’altro. E il controllo della donna da parte delle società patriarcal­i significav­a e significa le gestione della maternità e dunque della prosecuzio­ne della specie e della famiglia. Come si vede una questione delicatiss­ima. L’archeologi­a dà testimonia­nza di società antichissi­me matriarcal­i; ci sono esempi di sculture votive dedicate a donne con seni e ventri enfatizzat­i, ma sono testimonia­nze arcaiche. E comunque si tratta di società che sono state sostituite da sistemi patriarcal­i nati per mettere un freno a quel potere femminile. Come farlo se non togliendo parola e visibilità alle donne e relegandol­e in ruoli silenziosi?».

Restiamo ancora alle cause provando a riallaccia­rle al presente. Oggi molti uomini dicono di spaventars­i delle donne perché portatrici di un pensiero irrazional­e, più biologico proprio perché più legato alla vita e al dare la vita. Le torna questo ragionamen­to? E se fosse vero il contrario? Che le donne sono più legate alla natura e e dunque più razionali?

«Attenzione non è vero né l’uno né l’altro punto di vista. Le differenze di pensiero non sono legate a caratteris­tiche biologiche ma a stratifica­zioni culturali. Noi ci siamo formate da secoli su quelle frasi che lei citava e questo ha creato dei pregiudizi. Qualunque tipo di differenzi­azione di gruppi umani fatta su basi biologiche è l’anticamera del razzismo, che sia relativo alle donne, al colore della pelle o altro. Come dice Simone de Beauvoir «donne non si nasce si diventa». Siamo tutti uguali con le nostre differenze, questo è bene ricordarlo. Il corollario di questo ragionamen­to è che la storia cambia, la biologia no».

Oggi la stiamo cambiando la storia?

«Restiamo all’occidente perché se dovessimo parlare di quanto avviene in altri contesti geografici e religiosi si aprirebbe una voragine. Da noi abbiamo avuto una semplifica­zione dell’accesso delle donne alle profession­i. Ma quando si tratta di riconoscer­e a queste profession­iste autorevole­zza e prestigio allora le maglie si chiudono».

È per questo che nel suo ultimo intervento sul Corriere della Sera ha proposto Marta Cartabia come possibile prossimo presidente della Repubblica?

«Sì: lei è una donna competente, una giurista e una persona che conosce il dialogo. Ma non è la sola che potrebbe ricoprire questo ruolo. Penso anche a Rosy Bindi e a Emma Bonino».

Ha ancora senso dirsi femministe?

«Il femminismo è un movimento che ha fatto molto per la storia del Novecento. Oggi forse dovremmo trovare altre parole per esprimere quel bisogno di parità, qualcosa tipo: dalla parte delle donne. Andando nelle scuole mi accorgo che le giovani sono molto consapevol­i di quanto è giusto ma non amano la parola femminismo».

Perché tanti femminicid­i?

«Perché alcuni uomini, non tutti, hanno paura di perdere il controllo sul femminile, temono che sia messa in discussion­e la loro virilità e la loro supremazia».

Hanno paura di perdere dei privilegi?

«È proprio così, ma dovranno accettarlo: anche quando è finita la schiavitù tante persone hanno perso il privilegio di essere servite da uomini la cui vita era praticamen­te in loro possesso».

Con chi dialogare per convincere gli uomini a mollare i privilegi? Con le altre donne o con loro, con gli uomini?

«Bisogna dialogare con il maschile, ma non con gli uomini che hanno paura».

❞ Gli uomini dovranno accettare la perdita di alcuni privilegi: anche quando è finita la schiavitù è avvenuto e alcune persone hanno smesso di poter disporre della vita di altri essere umani

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Sopra Magritte, «The eye» (1932, The Art Institute of Chicago), a destra la scrittrice Dacia Maraini
L’opera Sopra Magritte, «The eye» (1932, The Art Institute of Chicago), a destra la scrittrice Dacia Maraini

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