Nel regno dei giochi dove è impossibile smettere
Quando, bambino, vivevi in provincia e la mamma proponeva di «andare a Firenze», c’era da tremare, perché la gita nascondeva in realtà interminabili sessioni di shopping in cui venivi costretto a provare giacchette da signorino che ti avrebbero consegnato al ludibrio di tutte le elementari. Uniche consolazioni erano Dreoni e le librerie (in particolare la sala sotterranea di Marzocco consacrata ai giochi): accadesse oggi, entrerebbe nel novero anche La Città del Sole, habitat di riferimento di una fauna di genitori avveduti e marmocchi svegli, con la sua panoplia di giochi d’ispirazione scientifica o anche solo strani: una fauna che include anche l’adulto privo di prole, ma in cui vive ancora il bambino portato un tempo a fare shopping, che entra con un po’ di understatement, si guarda intorno ironico, e poi finisce per restare a giocare con le calamite o gli ologrammi finché non devono avvertirlo che il negozio sta chiudendo.