L’ANORMALE NORMALITÀ DEL DEGRADO
UN’ANORMALE NORMALITÀ
Nel luglio di quest’anno il Corriere Fiorentino documentava le condizioni di degrado in cui versava Villa Monna Tessa, che, dopo la chiusura del Centro Dialisi, era stata occupata da abusivi. Non si trattava di indulgere a un atteggiamento scandalistico dinanzi a un fenomeno purtroppo ormai diffuso in tutta Italia; piuttosto di esprimere preoccupazione per il degrado di un complesso che ha ospitato molte eccellenze della sanità toscana. Un degrado materiale, fatto di vetri rotti, mura scrostate, fornelletti da campo. E insieme un degrado umano: nel gennaio scorso fu trovato persino il cadavere di un uomo e le risse con tanto di bottiglie erano all’ordine del giorno, nonostante la presenza fra gli occupanti di famiglie con bambini. Il tutto sul viale Gaetano Pieraccini, dirimpetto alla cittàospedale di Careggi e in prossimità del «Cubo» multiservizi. Una situazione insostenibile, che sollevava l’esigenza sia di tutelare il decoro di un bene pubblico, sia di garantire la sicurezza non solo delle famiglie che abitano in prossimità ma anche di quanti intorno a Careggi vivono o ruotano, degenti, parenti di ricoverati e personale sanitario. Una realtà al di fuori di ogni controllo nei pressi di un ospedale costituisce motivo di preoccupazione e fattore di rischio, com’è avvenuto di recente a Milano, soprattutto per chi, fra le infermiere, va al lavoro in orari disagiati. Careggi aveva preso atto di questa situazione e aveva chiesto alla Prefettura lo sgombero per poi realizzare un centro di assistenza.
La speranza era che i lavori partissero a settembre, ma la situazione è rimasta uguale, anzi si è fatta più problematica: il Corriere Fiorentino è tornato ieri a documentare il «buco nero» a un passo da Careggi. I vicini di casa degli abusivi continuano ad aver paura e Firenze è costretta a tollerare, proprio a ridosso di un luogo come l’ospedale, l’ennesima zona a illegalità diffusa, dove i controlli igienico-sanitari vengono meno. Certo Monna Tessa non è l’unico luogo di Firenze in cui vengono sfidati decoro e rispetto della legge. Basterebbero a dimostrarlo i cahiers de doléances dell’Opera di Santa Croce e di chi abita nei pressi della basilica francescana di fronte alle offese al diritto al riposo e al decoro del monumento inferte da un popolo della notte privo di ogni senso del rispetto. E situazioni di degrado, in cui la sovranità dello Stato è quanto meno attenuata, si verificano anche in altre realtà urbane ed extraurbane. Si nutre purtroppo l’impressione che a Firenze il ritorno a una sia pur labile normalità registratosi nei mesi estivi sia stato nei fatti un ritorno a una «normale anormalità» a causa del venir meno delle capacità di prevenzione, di controllo e, all’occorrenza, di repressione da parte dei pubblici poteri. Certo, nei confronti di famiglie con bambini accampate in uno stabile senza acqua né luce prima di invocare le maniere forti bisogna trovare ricoveri alternativi per queste persone. Ma il degrado di un edificio pubblico costituisce un danno per tutta la collettività, a partire dai più fragili. È giusto ricordare che una delle destinazioni d’uso cui era stato progettato di riconvertire Monna Tessa prevedeva l’apertura di un centro di accoglienza per i familiari dei bambini ricoverati al Meyer.