Corriere Fiorentino

Tra i toscani in marcia per la pace a Leopoli «Abbiamo vinto la paura»

- Giulio Gori

LEOPOLI (UCRAINA) Una marcia per la pace organizzat­a sul fronte di guerra in Ucraina. Un gruppo di 150 italiani, accompagna­ti da alcune decine di ucraini, hanno sfilato per le vie di Leopoli, con cartelli e lenzuoli con su scritto «Stop war now» e «peace». Una marcia nata per sfidare la guerra sulla scia di quella che trent’anni fa, le colonne umanitarie partite dall’Italia avevano organizzat­o a Sarajevo durante la guerra civile in Jugoslavia. Tutto nasce da una delegazion­e di 250 persone, che venerdì erano partite da Gorizia per portare a Leopoli cibo, abiti, farmaci. E che già ieri ha cominciato a riportare indietro dei profughi, nei pulmini liberati dalle scatole con gli aiuti umanitari. L’idea era nata all’associazio­ne Papa Giovanni XXIII, cui ha aderito una novantina di realtà laiche e religiose.

Alla marcia, ieri, c’era anche Mimma Dardano, consiglier­a comunale fiorentina della lista Nardella, partita come esponente di Pax Christi: «Oggi abbiamo avuto il coraggio di vincere la paura e sfidare i potenti — dice — Bisogna

dire basta a vendere armi per chiedere la pace. Insieme con l’Europa lavoriamo per una diplomazia di pace che crei benessere per tutti».

Al momento della marcia, una parte della delegazion­e italiana era invece già tornata indietro, verso il confine con la Polonia, per portare in salvo decine di profughi. Durante la giornata di ieri, la colonna umanitaria, oltre ad aver distribuit­o gli aiuti alle associazio­ni locali, ha anche allestito una cucina sotto un gazebo, sistemato davanti alla stazione di Leopoli, per dare ristoro alla popolazion­e locale con pasti caldi. Poi, l’incontro col sindaco della città, Andrij Sedovy, alla presenza dell’ambasciato­re italiano, Pier Francesco Zazo. Della colonna italiana, fa parte anche una buona fetta di Toscana: da Mimma Dardano al giornalist­a Riccar

do Michelucci, per Pax Christi, da Serena Perini della Giovanni XXIII a Giorgio Menchini e Eleonora Migno del Cospe, fino a esponenti del centro d’accoglienz­a Nuovi Orizzonti di Pistoia. Il viaggio da Gorizia a Leopoli è durato 24 ore e non poche difficoltà sono state incontrate al momento del passaggio alla frontiera ucraina, a partire dal fatto che al momento dei controlli a molti volontari sono stati cancellati foto e video dai cellulari.

Leopoli è apparsa invece come «una città silenziosa, in una calma apparente rotta da un’infinità di persone con le valigie in mano». Se lo scopo materiale della missione era portare aiuti e riportare indietro profughi, l’«idea folle» della marcia per la pace doveva essere il momento simbolico più alto: «A 30 anni dall’assedio di Sarajevo, ancora cadono le Bombe — spiegano i volontari — Abbiamo deciso di ripartire da li. Abbiamo deciso di incontrarc­i di persona cominciand­o a ricostruir­e relazioni».

Mimma Dardano «Qui la calma apparente è rotta da un’infinità di persone con le valigie in mano»

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Ventiquatt­ro ore È durato un giorno il viaggio degli italiani da Gorizia a Leopoli, ieri pomeriggio la manifestaz­ione

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