Se prevale l’egoismo lo show va avanti, nonostante la guerra
Caro direttore, stavamo appena riprendendoci dai due anni di pandemia, che è arrivata la guerra in Ucraina. Da circa 40 giorni numerose città poco distanti da noi, soffrono i colpi di un nemico invasore. Anche qui nel microcosmo di Borgognissanti, come in qualunque strada e piazza fiorentina, cuore pulsante fatto di commercianti e residenti, mai ci saremmo immaginati che dopo anni di pace, lascito di un dopo guerra rigoglioso, raccontato dai nostri padri, ci fosse una minaccia così forte della nostra libertà. Le prime reazioni? Sgomento, paura, impotenza. E solidarietà con il popolo ucraino fatta di accoglienza nelle nostre strutture, soprattutto nei confronti di donne e bambini fuggiti dalla guerra. Con il passare dei giorni, l’informazione che riceviamo ora per ora sul fronte della guerra, si va mescolando alle notizie sulla coda del Covid, l’ancora presente nemico invisibile. All’interno di questa pericolosa combinazione guerra/Covid, si va insinuando prepotentemente il nostro mai placato senso di egoismo, nella sua accezione primordiale, che ci riporta velocemente agli ultimi anni dell’800, nelle realtà rurali delle novelle del Verga, dove «La Roba» dei suoi protagonisti, diventa la metafora perfetta del danno economico che questa situazione sta causando ad ogni singola nostra attività. Ed ecco che il «Mazzarò» che vive sopito dentro ognuno di noi incontra per strada i suoi simili, colleghi di vicinato e di palazzina, ma non si parla di guerra, stanchi per una tensione interiore accumulata ormai da troppo tempo. Mascheriamo la nostra insicurezza e paura del futuro, esorcizzando le nostre chiacchierate con argomenti frivoli. «Hai visto l’isola dei famosi ieri?». «Sì, ma è sempre uguale, infatti ogni tanto durante la pubblicità andavo a vedere cosa succede in Ucraina». Nei bar ho visto in questi giorni i giornali stranamente ancora ben chiusi e i pochi che seduti al tavolo per una consumazione sfogliavano frettolosamente saltando a piè pari le 7/8 pagine sulla guerra in Ucraina, soffermandosi solo su qualche titolo di cronaca locale o qualche commento sul nuovo logo della Fiorentina. Allora che cosa rimane? Una pericolosa deriva verso l’indifferenza. Il lavarsi la coscienza pensando che i problemi quotidiani di ognuno di noi siano già sufficienti per poterci meritare i salotti televisivi trash, comodamente seduti sul nostro divano. «The show must go on». Dovremo però cercare di ricordarci che le luci dello show oggi si sono spente a pochi chilometri dai nostri confini, e che non possiamo sempre voltarci dall’altra parte.