La guerra rischia di far ripartire le delocalizzazioni
L’allarme del vicepresidente di Assopellettieri Calistri: «C’era una ripresa robusta, invece soffriremo»
Doveva essere un 2022 in grande spolvero per la pelletteria toscana e invece sarà un anno di sofferenze, a causa dei rincari dovuti alle tensioni internazionali che già nelle prossime settimane si tradurranno in un aumento dei costi fra il 20 e il 40% per gli artigiani che producono borse di alta gamma. Rincari che portano con sé un grosso rischio: le griffe potrebbero decidere di ricominciare a delocalizzare, tornando indietro rispetto ai programmi di reshoring approntati per rispondere alle conseguenze della pandemia.
A tracciare il quadro poco confortante il vicepresidente di Assopellettieri con delega al distretto toscano Andrea Calistri. «Gli aumenti che impattano sulla filiera riguardano i pellami, i prodotti chimici e i metalli. C’è l’enorme problema del prezzo dei carburanti che pesa tantissimo su una filiera che esporta la quasi totalità del proprio prodotto — ha detto Calistri — Nel 2021 non abbiamo recuperato per intero il gap con il pre-Covid, ma nei primi mesi del 2022 stavamo sperimentando una ripresa molto robusta che ci lasciava intravedere un anno di grandi soddisfazioni. Invece soffriremo, perché l’Italia è fra i Paesi più esposti alla dipendenza energetica dalla Russia e rischiamo di perdere competitività rispetto a produttori europei ed extraeuropei».
Calistri, insieme con l’assessore all’economia della Regione Leonardo Marras, ha presentato i dati relativi al 2021: con un incremento sul 2020 del 32,5%, la Toscana si è avvicinata ma non ha ancora recuperato i livelli del 2019, da cui la separa un gap del 7,1%, restando comunque la prima regione italiana per esportazioni del settore. In euro, nel 2021, la regione ha esportato beni per 5 miliardi, contro i 3,8 del 2020 e i 5,4 del 2019. La faticosa risalita post-pandemica adesso è ulteriormente azzoppata dalla preoccupazione per gli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina. Due mercati verso i quali i settori della pelletteria e della concia italiani hanno esportato nel 2021 beni per 129,5 milioni di euro (di cui 110 in Russia). La Toscana, con 20,9 milioni di euro esportati nel 2021 (di cui 18,23 verso la Russia, in crescita del 26% sul 2020) è una delle quattro regioni più esposte verso l’area, insieme a Emilia-Romagna (35,7 milioni), Lombardia (28,8 milioni di euro) e Veneto (24 milioni). Insieme detengono una quota vicina all’85% dell’export diretto ai due Paesi.
Questo scenario porta con sé il rischio di una retromarcia in termini di accorciamento della filiera: «Dopo il Covid ci eravamo detti basta delocalizzazioni — ha detto Calistri — Adesso non dobbiamo tornare indietro. Va assolutamente evitato che l’incremento dei costi si traduca in nuove delocalizzazioni. Ma questo pericolo è dietro l’angolo».