Re Artù o il Pistolero?
Piatek e Cabral si giocano una maglia, Italiano chiamato a fare scelte definitive
«Una poltrona per due» è il classico di Natale. Il film che ogni vigilia riunisce nonni, nipoti, babbi e figli davanti alla tv. Eppure quest’anno, almeno a Firenze, la pellicola sarà (ri)proposta anche durante le feste di Pasqua. La partita con l’Empoli infatti, ha lasciato in eredità anche un punto interrogativo grande così: Cabral o Piatek? Il dubbio, che aveva accompagnato l’arrivo in viola dei due centravanti, in realtà era stato risolto alla svelta. Se si esclude la gara del 5 febbraio contro la Lazio infatti, la scelta era ricaduta sempre sul polacco. Questione di stato di forma, e non solo. L’ex Genoa e Milan infatti, poteva contare sulle precedenti esperienze in serie A e, quindi, su una conoscenza del calcio italiano fondamentale quando s’inizia una nuova avventura a stagione in corso. Non a caso, nonostante le evidenti difficoltà nel replicare la mole di gioco garantita da Vlahovic, il Pistolero si è presentato segnando a raffica.
Nelle prime nove presenze infatti (tra campionato e Coppa Italia) Piatek è stato capace di segnare 6 gol. La prima, all’esordio assoluto in maglia viola, proprio al Maradona, contro il Napoli, decisiva per il passaggio del turno in coppa. E poi ancora la doppietta all’Atalanta (sempre in coppa), la rete allo Spezia, il sigillo ancora una volta decisivo nell’1-0 sulla Dea in campionato, fino al gol che aveva portato in vantaggio la Fiorentina nella sfida del Franchi col Verona. È passato un mese da quella girata sotto la curva Ferrovia che però, anche a causa dell’infortunio che lo ha costretto alla panchina nel derby di domenica (sette punti di sutura al tendine d’Achille rimediati in Nazionale durante la sosta di campionato), è rimasto anche l’ultimo timbro. A oggi insomma, il bilancio parla di 11 presenze totali, 734’, e 6 gol: uno ogni 122,3’. Una media di tutto rispetto. Discorso, e numeri, completamente diversi per Cabral. Il brasiliano conta 7 presenze (6 in campionato e una in coppa), 262’ complessivi, e un gol (inutile, purtroppo per la Fiorentina) contro il Sassuolo.
Ma non è (solo) questione di numeri. Il match con l’Empoli infatti, nonostante un impegno encomiabile, ha confermato una volta di più quanto l’ex Basilea stia faticando a metabolizzare ritmi ed esigenze del calcio italiano. Certo, i discorsi sarebbero stati diversi se quel gol nel derby con l’Empoli, in scappata, molto simile all’azione che lo fece esultare a Reggio Emilia, fosse stato convalidato dall’arbitro: il fuorigioco di Saponara però ha di fatto annullato il gesto tecnico del brasiliano che comunque, il popolo viola, ha una gran voglia di veder titolare anche al Maradona.
Questo, almeno, raccontano social, radio e chiacchiere nei bar. Di certo da qua all’estate sarebbe bene farsi un’idea più precisa su quale possa essere il suo reale valore perché partire con l’incognita centravanti non piacerebbe a nessuno. In gioco insomma, c’è anche il futuro. Perché dopo l’addio di Vlahovic a gennaio è innegabile che si sia creato un ballottaggio: Piatek difficilmente sarà riscattato (l’Hertha chiede 15 milioni), e se Augustin Alvarez (Peñarol) è la giovane promessa sulla quale la società sembra aver deciso di scommettere, è evidente che allo stesso tempo servirebbe (almeno) una solida certezza. Quella che i dirigenti erano sicuri di aver trovato in Cabral, tanto da investirci (circa) 15 milioni di euro o che potrebbe arrivare da Joao Pedro (attaccante atipico, più mobile rispetto ai due viola di adesso).
Nel frattempo, però, c’è un Europa da conquistare. Con Re Arthur o col Pistolero? A Italiano, l’ardua sentenza.