Il Michelangelo milionario che guardava Masaccio
Christie’s mette all’incanto un disegno fatto dal giovane Buonarroti alla Cappella Brancacci Natali: «Il Carmine, come scriveva Vasari, era la scuola del mondo. Qui hanno studiato tutti i grandi»
Vasari chiamava la Cappella Brancacci «la scuola del mondo» restituendoci un’idea del sapere — che oggi si fa fatica a sperimentare — in cui Firenze ci appare come una nuova polis, proprio nell’accezione ateniese, e quell’angolo di quella Chiesa, un’agorà. A misura di artista.
Facciamo un salto indietro nella storia: ci servirà a capire l’inestimabile valore del disegno di Michelangelo, Un giovane nudo (da Masaccio) circondato da due figure, che sarà battut0 all’asta da Christie’s, a Parigi, il 18 maggio, con una stima di partenza di 30 milioni di euro. Il nostro viaggio lo facciamo presi per mano dallo storico dell’arte Antonio Natali, studioso appassionato della Maniera, lettore avido di Vasari. È a lui che abbiamo chiesto qual è il valore storico di un disegno, che, come scrivono i giornali di mezzo mondo, sarà battuto a un’asta record e che vanta — per la sua attribuzione — la firma Paul Joannides, professore emerito di storia dell’arte all’Università di Cambridge e autore dei cataloghi completi dei disegni di Michelangelo. «La presenza e la qualità di questo disegno — ci dice — confermano la straordinaria portata formativa che hanno avuto la Cappella Brancacci e l’arte di Masaccio e Masolino. È uno dei luoghi mitologici dell’educazione degli artisti del secondo Rinascimento e della Maniera. Quello che Giotto e i suoi lavori in Santa Croce avevano rappresentato nel Trecento, vale per la Cappella Brancacci nel Quattrocento. Michelangelo andava al Carmine spesso per studiare, copiando dai maestri. Un altro suo disegno — sempre ispirato alla Cappella — è espoPietro. sto alla Staatliche Graphische Sammlung di Monaco: si tratta della copia dal Pagamento del tributo, da Masaccio che fa sempre parte del ciclo degli affreschi su San È un bene che sia custodito in un museo statale perché è un documento fondamentale per imparare qualcosa di estremamente importante per la formazione del Buonarroti».
Ma il grande artista della Sistina, del David, delle Pietà e dei Prigioni, non era solo in quelle lunghe giornate trascorse in Oltrarno a osservare e copiare le forme — i nudi soprattutto — degli artisti che furono un faro per il Rinascimento. È ancora Natali a venirci in aiuto ricordandoci un brano del Vasari dalla vita di Baccio d’Agnolo (quello a cui si deve tra l’altro la progettazione del Palazzo Bartolini Salimbeni di via
Tornabuoni che oggi ospita la collezione Casamanti). Ecco cosa si legge: ...per tutto ciò non lasciando mai la bottega, vi dimoravano assai con esso lui, oltre a molti cittadini, i migliori e primi artefici dell’arte nostre; onde vi si facevano, massimamente la vernata, bellissimi discorsi e dispute d’importanza. Il primo di costoro era Raffaello da Urbino, allora giovane, e dopo Andrea Sansovino, Filippino, il Maiano, il Cronaca, Antonio e Giuliano Sangalli, il Granaccio, et alcuna volta, ma però di rado, Michelagnolo e molti giovani fiorentini e forestieri. Avendo adunque per sì fatta maniera atteso Baccio all’architettura, et avendo fatto di sé alcuno esperimento, cominciò a essere a Firenze in tanto credito, che le più magnifiche fabriche che al suo tempo si facessero, furono allogate a lui et egli fattone capo. «È un brano questo — aggiunge Natali — che giustifica quanto dicevamo prima e racconta cosa rappresentasse Firenze a quei tempi e come si formassero gli artisti dell’epoca. Questi giovani si ritrovavano nella bottega di Baccio, presumibilmente dopo essere stati alla Cappella Brancacci a studiare, come faceva Michelangelo e come lui il Pontormo, il Rosso, il Bandinelli. E una volta arrivati in bottega discettavano, si confrontavano, non solo tra di loro, ma anche, come ci fa intendere l’autore delle Vite, con altri cittadini, sicuramente degli intellettuali, degli scrittori, dei pensatori. Per il solo piacere di scambiarsi nozioni e opinioni e in definitiva di apprendere, cose nuove e interessanti. E di trasferirle agli altri presenti». Tutti i pomeriggi, soprattutto d’inverno, quando la luce va via presto. Di ritorno dalla «scuola del mondo».
A Monaco
C’è un altro studio del nostro artista che trae spunto dalla chiesa, per fortuna non è in vendita