Cin cin alle venti vendemmie «Qui al Borro ci divertiamo»
Anniversari Con Ferruccio Ferragamo e i suoi figli Salvatore e Vittoria nel borgo trasformato in Relais & Chateaux diffuso. «Oggi produciamo circa 300 mila bottiglie e ci sentiamo ancora dei ragazzini pronti a nuove sfide». Bio è la parola d’ordine. Tra i
Al Borro di San Giustino Valdarno (Ar), oltre duecento pecore sono arrivate da un paese vicino e ora si producono formaggi e ricotta. Questa è stata l’ultima idea di Ferruccio Ferragamo che per sé e i suoi ospiti punta alla totale autosufficienza. Tutte materie prime che poi raggiungono i ristorati gestiti dal team Borro.
Quest’anno si festeggiano le venti vendemmie de Il Borro (un blend di Merlot in maggioranza, Cabernet Sauvignon e Syrah), il vino nato sui terreni del borgo toscano recuperato e trasformato in un Relais & Chateaux diffuso. E pensare che Ferruccio Ferragamo era stato ben chiaro: «Qui non si produrrà vino». Ma poi ha ceduto alla passione del figlio Salvatore, che oggi è l’anima della parte vinicola, mentre la sorella Vittoria si occupa di accoglienza e produzione biologica negli orti del resort.
E proprio nell’anno dell’anniversario è pronta un’altra sorpresa. Uscirà infatti una edizione limitatissima delle Bolle del Borro, il metodo classico a base di Sangiovese, rimasto sui lieviti per 120 mesi, ovvero 10 anni. «Sono solo 700 bottiglie — spiega Salvatore Ferragamo — e le ho dovute nascondere dalla vista di mio padre altrimenti avrebbe avuto da ridire. Questi 20 anni di vino e 30 del Borro sono volati, ci sentiamo ancora dei ragazzini pronti a nuove sfide, sul vino soprattutto. È stata una avventura straordinaria reinventare il Borro e oggi se abbiamo raggiunto un po’ di rappresentatività anche in questo settore è perché abbiamo lavorato solo sulla qualità». La prima bottiglia è del 1999. «Mio padre la chiama Salvatore, come me, perché ho insistito un po’, lui proprio di vino non voleva saperne niente. Invece oggi è soddisfatto e partecipa con me e Vittoria. Ed è molto bella questa dimensione tutta familiare».
«Ci divertiamo e questo è fondamentale — aggiunge Ferruccio Ferragamo — Mi sono innamorato del Borro perché ci andavo a caccia ma avrei voluto farci solo accoglienza, poi l’annata 1999 fu una prova troppo convincente che finì per smuovere anche me. Oggi, a distanza di tempo capisco che senza vino anche la formula che avevo pensato per questo posto magari non avrebbe avuto lo stesso successo. È stato un complemento importante. Oggi produciamo circa 300 mila bottiglie e sono tutte piazzate in fascia medio alta quindi il bilancio è più che positivo. Inoltre — continua — con la pandemia è aumentato il consumo. E ora tanto per arricchirci sempre più di biodiversità sono arrivate le pecore, dalle 220 iniziali sono già diventate 350. Tre giorni alla settimana produciamo ricotta e formaggi con cui riforniamo i nostri ristoranti». Anche i Ferragamo hanno puntato alla ristorazione oltre confine e il Borro Tuscan Bistro di Dubai, dopo quello di Firenze, è stato proclamato il migliore ristorante italiano del Paese conquistando il numero 11 della classifica dei 50 Best Mena’s restaurants per l’area Medioriente e Nord Africa, unico italiano in classifica. A novembre è sbarcato anche a
Londra. «Il mio sogno — conclude Ferruccio Ferragamo — era diventare completamente autosufficiente sia per la tavola che dal punto di vista energetico: oggi produciamo 2 mega di potenza grazie ai pannelli fotovoltaici. Qui anche i fagiani mangiano granturco bio. La pratica biologica-biodinamica al Borro è un dovere e noi ci crediamo molto».
Divina Vitale