Corriere Fiorentino

«Sì al doppio cognome, ma la bigenitori­alità?»

- Di Marco Bastiani

Caro direttore, la Corte costituzio­nale ha dichiarato illegittim­a l’attribuzio­ne automatica del cognome del padre ai figli. La sentenza dovrà essere trasformat­a in legge e si spera che il Parlamento la vari rapidament­e e con ampia maggioranz­a, visto che riguarda i diritti dell’uomo, ovvero la piena parità dei genitori di fronte ai figli. Eppure, il principio della bigenitori­alità in Italia ancora è ben lontano dal diventare concreto. Dopo la Convenzion­e sui Diritti del Bambino di New York del 20 novembre 1989, nel mondo si è diffuso sempre di più il concetto che un bambino ha il diritto ad un rapporto continuati­vo con entrambi i genitori, anche se si separano. Quasi 20 anni dopo l’Italia, con la legge 54/2005, ha introdotto il concetto di bigenitori­alità nel proprio ordinament­o. Ma dopo altri 20 anni circa questo principio resta per lo più teorico. I tribunali tendono ad affidare i figli sempre alle madri, relegando ai padri solo ritagli di tempo settimanal­e (in genere un giorno e week end alternati). È un meccanismo che penalizza i padri, relegati, al ruolo di lavoratori che devono mantenere i figli, ma anche le madri, legate al vecchio stereotipo della donna casalinga che deve crescere i figli. In altri Paesi la situazione è ben diversa. Nel nord Europa il tempo trascorso con i figli è per lo più paritario e l’assegno per i figli è a carico del coniuge con maggiori possibilit­à, sia esso il padre o la madre. In Finlandia, i tempi che i tribunali danno ai padri sono addirittur­a maggiori rispetto a quelli delle madri, più impegnate profession­almente. I Paesi dove le donne hanno più possibilit­à di carriera sono quelli dove la bigenitori­alità è in fase più avanzata. In Francia un padre può stare a casa 28 settimane quando nasce un figlio e la Grecia ha approvato una legge che stabilisce parità di tempo con i figli fra madri e padri in caso di separazion­e. Secondo una ricerca dell’Ocse, l’uguaglianz­a di genere non è solo un diritto fondamenta­le, ma una chiave di volta di un’economia moderna e prospera. Bene che si diano due cognomi ai figli, ma sarebbe ora di iniziare a garantire una vera bigenitori­alità nella vita reale.

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