«Sì al doppio cognome, ma la bigenitorialità?»
Caro direttore, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima l’attribuzione automatica del cognome del padre ai figli. La sentenza dovrà essere trasformata in legge e si spera che il Parlamento la vari rapidamente e con ampia maggioranza, visto che riguarda i diritti dell’uomo, ovvero la piena parità dei genitori di fronte ai figli. Eppure, il principio della bigenitorialità in Italia ancora è ben lontano dal diventare concreto. Dopo la Convenzione sui Diritti del Bambino di New York del 20 novembre 1989, nel mondo si è diffuso sempre di più il concetto che un bambino ha il diritto ad un rapporto continuativo con entrambi i genitori, anche se si separano. Quasi 20 anni dopo l’Italia, con la legge 54/2005, ha introdotto il concetto di bigenitorialità nel proprio ordinamento. Ma dopo altri 20 anni circa questo principio resta per lo più teorico. I tribunali tendono ad affidare i figli sempre alle madri, relegando ai padri solo ritagli di tempo settimanale (in genere un giorno e week end alternati). È un meccanismo che penalizza i padri, relegati, al ruolo di lavoratori che devono mantenere i figli, ma anche le madri, legate al vecchio stereotipo della donna casalinga che deve crescere i figli. In altri Paesi la situazione è ben diversa. Nel nord Europa il tempo trascorso con i figli è per lo più paritario e l’assegno per i figli è a carico del coniuge con maggiori possibilità, sia esso il padre o la madre. In Finlandia, i tempi che i tribunali danno ai padri sono addirittura maggiori rispetto a quelli delle madri, più impegnate professionalmente. I Paesi dove le donne hanno più possibilità di carriera sono quelli dove la bigenitorialità è in fase più avanzata. In Francia un padre può stare a casa 28 settimane quando nasce un figlio e la Grecia ha approvato una legge che stabilisce parità di tempo con i figli fra madri e padri in caso di separazione. Secondo una ricerca dell’Ocse, l’uguaglianza di genere non è solo un diritto fondamentale, ma una chiave di volta di un’economia moderna e prospera. Bene che si diano due cognomi ai figli, ma sarebbe ora di iniziare a garantire una vera bigenitorialità nella vita reale.