«Sì, ho un desiderio: tornare al Franchi per l’ultimo inchino»
Parla Borja Valero: la mia vita tra tv, amici e fornelli
«Con la Fiorentina non è finita come avrei voluto, ma non ho rimpianti. Un desiderio però sì, ce l’ho ancora: vorrei prendermi un ultimo saluto del Franchi, anche semplicemente facendo un giro di campo. Sarebbe la chiusura del cerchio della mia carriera». Borja Valero, il fiorentino di Madrid, studia da telecronista con Dazn e pensa di allungarsi ancora la carriera nel Lebowski, la squadra autofinanziata dai tifosi, che l’ha convinto a far parte di un progetto che lui stesso definisce «sociale prima che sportivo». Nel frattempo però «il sindaco» vive la città come una persona qualsiasi. Al bar, al mercato, nel traffico e pensando a un trasloco che lo porterà a vivere in collina.
Com’è la vita lontano dalla serie A?
«Intensa. Nel week end viaggio per la tv, sono andato anche in Spagna dove ho fatto quattro risate con Joaquin. In settimana passeggio per il centro, leggo gialli, incontro amici al mio bar, il San Pancrazio, e sperimento ricette. Se sono da Masterchef? Ancora no, ma ci stiamo lavorando. Purtroppo riesco poco a giocare col Lebowski, in un paio di settimane però conto di tornare in campo: vogliamo qualificarci ai playoff».
L’estate scorsa non finì benissimo con la Fiorentina. Cosa successe?
«Mi chiamò Pradè, fu una telefonata piuttosto corta nella quale mi disse che volevano ringiovanire. In realtà, fino a poche settimane prima mi avevano detto altro, ma capisco le esigenze del club. Mi dispiace solo aver vissuto la Fiorentina in un momento difficile e senza tifosi sugli spalti. Tornare comunque è stato bellissimo, anche se giocare nella Fiorentina di Italiano mi sarebbe piaciuto. Penso che avrei potuto dare il mio contributo».
A proposito, delle difficoltà attuali dei viola che dice?
«Che sono normali. La squadra ha tanti infortuni e ha avuto impegni ravvicinati. Giocare ogni tre giorni fa parte dello step che devi fare per crescere. La Fiorentina comunque ha tutte le carte in regola per prendersi l’Europa, io ci spero».
Totti, Ibra, Buffon. Lasciare il calcio per molti campioni è sempre più dura.
«Quando ci alleniamo mia moglie Rocìo va più forte di me, tutto sommato non è così male aver smesso (ride, ndr).
Mi manca il divertimento di sfidare i campioni, il resto molto meno. Il mio calcio non è più quello attuale».
Si spieghi meglio.
«Nella mia testa le bandiere sono fondamentali. Prenda l’Inter o il Milan. Ci sono Zanetti e Maldini, ma sono eccezioni. La Fiorentina non ha nessun campione del passato, invece credo farebbe bene ad affidarsi a chi può trasmettere l’energia e il sentimento di Firenze. Qui sei sulle montagne russe: vinci e sei da scudetto, perdi ed è una catastrofe. Se qualcuno te lo spiega, puoi affrontarlo. Eppoi torno ai dilettanti: il Lebowski è gioia, quella che si è un po’ persa tra i professionisti».
Proprio il Lebowski tra l’altro ha proposto una Coppa Italia stile Fa Cup inglese, allargata alle squadre dilettanti.
«Sarebbe un arricchimento per tutti, un modo per incentivare i ragazzi a giocare e magari scoprire talenti».
Facciamo un passo indietro. Tra lei e Corvino non c’è mai stato feeling. Cosa accadde con quegli audio Whattsapp dove lei diceva di essere costretto ad andarsene?
«Mi sfogai con un amico, volevo restare ma altri avevano deciso per me. Certe cose dovrebbero rimanere private, in fondo però quell’amico l’ho perdonato perché io sono sempre stato sincero».
Pensando al futuro invece cosa si immagina?
«Il patentino Uefa B a Coverciano, allenare i ragazzini è il bello del calcio. Mio figlio Alvaro a proposito ha 12 anni e da quest’anno gioca nella Fiorentina: dicono mi somigli, ma a me basta che si diverta. Poi si vedrà».
Le idee del «sindaco» Mi sarebbe piaciuto continuare in viola, ora potrei allenare i ragazzi Il Lebowski? È gioia