Corriere Fiorentino

Al The Mall orfano di cinesi e russi «I bus turistici? Ieri zero, oggi uno»

All’outlet di Leccio non si vedono più i torpedoni. «E meno male c’è stata la Pasqua, prima il deserto»

- Giulio Gori

Piazzale vuoto, tutte deserte le aree di sosta destinate ai pullman. Pochissimi passeggeri sul bus navetta che da Firenze arriva a Leccio. E una volta all’outlet di lusso The Mall è quasi automatico che i clienti nelle boutique siano pochi. C’è stata la Pasqua, dicono

commesse e steward che ha acceso un po’ di speranza, ma la pandemia e ora la guerra hanno reso orfano dei suoi clienti migliori — russi, giapponesi e cinesi il grande outlet. «I bus turistici? Ieri zero, oggi solo uno», racconto uno steward.

LECCIO (REGGELLO) Il piazzale è vuoto, le aree destinate ai pullman sono tutte libere. Uno steward con la pettorina gialla allarga le braccia: «I bus turistici? Prima della pandemia ne arrivavano anche venti al giorno... Ora è tutto un altro mondo: ieri ne è arrivato uno, oggi, e sono già le quattro di pomeriggio, ancora neanche uno».

Siamo a Leccio, all’outlet The Mall, in mezzo a una miriade di edifici con le insegne delle grandi griffe della moda, in cui, oltre alla pandemia, si scontano anche le difficoltà legate alla guerra in Ucraina. Lo steward si riferisce ai pullman che portavano i turisti asiatici prima a Firenze, per visite mordi e fugtro gi di due, tre ore al massimo, poi a fare lo shopping tra le grandi firme. Se i torpedoni organizzat­i sono quasi spariti, anche il bus navetta tra Firenze e Leccio organizzat­o dallo stesso The Mall non è più pieno come una volta: a due passi dalla stazione di Santa Maria Novella, in via degli Orti Oricellari, il pullman nero a due piani e 84 posti (tredici euro, andata e ritorno), alle due di pomeriggio accoglie giusto 25 persone: due signore italiane, più il resto diviso a metà tra turismo occidental­e e asiatico. Spiccioli, rispetto ai tempi d’oro.

La mattina, la prima delle sole quattro corse in programma, «arriviamo anche a 50, 60 — spiega uno degli autisti — Il sold out però non c’è mai». All’Outlet, i negozi non sono vuoti, ma i clienti sono pochi. Il grande parcheggio è libero per metà, ma questo «è normale perché ad arrivare in macchina sono quasi tutti italiani e gli italiani vengono solo nel fine settimana». Tra le vetrine ci sono pochissimi statuniten­si, una modesta, ma comunque più confortant­e, quantità di turisti europei (francesi, tedeschi, polacchi, per lo più) e qualche asiatico. Sono i sud coreani, gli unici superstiti di un continente che fino a qualche anno fa era il motore del nostro shopping di lusso. I giapponesi — Firenze con la lira era la città d’Europa con più visitatori dal Sol Levante — mancano da decenni, complice il cambio pesante tra yen e euro. I cinesi sono ancora alle prese con la pandemia da Covid, con vaccini meno efficaci di quelli occidental­i, e con megalopoli da 25 milioni di abitanti, come Shanghai, in lockdown totale da settimane. Mentre i

russi sono bloccati dalla guerra, dall’embargo e dalle sanzioni.

«Russi? Nessuno. Anzi no, ieri c’è stata una signora. Ma parlava italiano, probabilme­nte vive qua — spiegano da Gucci — Sicurament­e non c’è la folla di un tempo, ma non siamo pessimisti, da un paio di settimane stiamo notando una piccola ripresa, i coreani sono cominciati a tornare, un po’ di turismo europeo si inizia a vedere di nuovo. La guerra non ci voleva, ma forse siamo all’inizio della ripresa». Gucci, tutt’alche pieno, è comunque il negozio con più clientela. Da Montblanc, da Bric’s, non c’è nessuno. A fare da polo di attrazione dei pochi visitatori sono solo le grandissim­e griffe. In cui tuttavia, come nel caso di Ferragamo, la commessa asiatica non è più presa d’assalto dai clienti come un tempo, ma è impegnata a riallinear­e le scarpe sugli scaffali. Persino da Valentino, Burberry, Fendi o Givenchy, a tratti ci sono più commessi che acquirenti. Mentre da Armani, c’è lo sconto ulteriore del 20% sui prezzi da outlet, segno che i tempi non sono da vacche grasse.

Chi ha quasi tutto pieno, col suo dehors, con la gente che si prende una pausa per lo spuntino o per un caffè anche a metà pomeriggio, è il bar ristorante Tosca&Nino, forse perché il concorrent­e, Dot.com, giusto accanto, è chiuso, senza neppure una data di riapertura riportata sui pannelli che coprono le vetrine: «Poca gente? Vedesse prima: fino a due settimane fa non c’era nessuno — racconta una barista di Tosca&Nino — Poi nel fine settimana di Pasqua siamo stati travolti, il delirio per fortuna. E ora, in queste due settimane, le cose vanno molto meglio di prima. Non sarà il massimo, ma dopo due anni di sofferenza, per noi è già una gran cosa».

È il bicchiere mezzo pieno. In attesa dei russi e dei loro portafogli gonfi, in attesa delle orde di cinesi con i loro torpedoni, il cui ritorno potrebbe essere ancora lontano all’orizzonte, la speranza arriva dal turismo europeo o statuniten­se. La bella stagione e la probabile ritirata dello spauracchi­o del Covid potrebbero dare una mano.

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Prima la pandemia, ora la guerra. Dopo la mancanza di turisti orientali ora al The Mall non si vedono più nemmeno i russi
Deserto Prima la pandemia, ora la guerra. Dopo la mancanza di turisti orientali ora al The Mall non si vedono più nemmeno i russi
 ?? ?? Giovedì pomeriggio Il vialetto di fronte alla boutique di Gucci quasi deserto
Giovedì pomeriggio Il vialetto di fronte alla boutique di Gucci quasi deserto
 ?? ?? Nella boutique Tanti commessi pochi clienti in uno dei negozi dell’outlet
Nella boutique Tanti commessi pochi clienti in uno dei negozi dell’outlet
 ?? ?? Deserto Solo poche auto, nessun bus turistico nel piazzale del The Mall
Deserto Solo poche auto, nessun bus turistico nel piazzale del The Mall

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