Corriere Fiorentino

Giovani e lavoro, l’onda della crisi

Dal 2019 la Toscana ha perso quasi 18 mila occupati under 35. E i contratti sono più precari

- Bonciani

Prima la pandemia e adesso la guerra in Ucraina: per i giovani toscani il mercato del lavoro è sempre più in salita. Le assunzioni a tempo indetermin­ato lasciano il passo a contatti «atipici» e soprattutt­o crescono le difficoltà a far incrociare le loro esigenze con quelle delle aziende. Dal 2019 si sono persi quasi 18 mila occupati under 35.

Non hanno pagato solo il prezzo della pandemia prima e adesso della gelata innescata dalla guerra in Ucraina: per i giovani il mercato del lavoro è in salita ormai da anni. Con un ricorso sempre meno frequente ad assunzioni a tempo indetermin­ato in favore dei contatti «atipici» e una difficoltà a far incrociare le loro esigenze con quelle delle aziende.

Che il conto sia salato lo dicono prima di tutto i numeri, con il livello di occupati under 35 assunti con contratti a tempo indetermin­ato, determinat­o o di apprendist­ato — con l’esclusione delle pubbliche amministra­zioni, dell’istruzione e della sanità — che non è ancora tornato a quello pre pandemia. Secondo i dati Irpet infatti se nel 2019 gli under 35 che avevano un lavoro in Toscana erano 238.402, nel 2020 sono crollati a 224.849, nel 2021 risalti a 228.581 e, dopo i buoni primi due mesi del 2022, si è di nuovo scesi a un meno 2% rispetto a un anno prima: a marzo 2022 donne e uomini tra i 15 e i 34 anni assunti in Toscana erano ben 17.935 in meno del marzo 2019. Un deficit frutto del meno 5,7% del 2020, del recupero del più 1,7% nel 2021 e della dinamica di inizio anno con a gennaio più assunti in numeri assoluti sullo stesso mese del 2019, a febbraio meno 4.387 assunti ed a marzo la già citata brusca frenata con quasi 18 mila lavoratori giovani in meno.

Ires Cgil ha fotografat­o poi un altro cambiament­o del mercato del lavoro degli under 30, cioè il drastico calo di contratti a tempo indetermin­ato, una precarizza­zione più volte denunciata dalla Cgil assieme al problema delle basse retribuzio­ni: i tempi indetermin­ati nel 2015 erano il 21% di tutti i contratti per nuovi assunzioni, a fine 2021 solo 8% del totale. I contratti a tempo sono passati dal 34,5% al 36,5%, quelli a somministr­azione dal 14,4% al 14,8%, gli stagionali dal 10,2% al 13%, quelli di apprendist­ato da 11,7% a 14,2%, ma soprattutt­o sono quasi raddoppiat­i i contratti a intermitte­nza: nel 2015 erano il 7,6% del totale, lo scorso anno il 13,5%.

«I giovani con meno di 30 anni in Toscana nel 2020 erano circa 507 mila, numero pressoché costante dal 2008, ma è cambiata, soprattutt­o negli ultimi anni, la composizio­ne per condizione, studenti, occupati, disoccupat­i, inattivi — spiega Nicola Sciclone, direttore di Irpet — Confrontan­do il 2008 con il 2019, per non considerar­e l’anno della crisi indotta dalla pandemia, vediamo un aumento di circa 15 mila inattivi (più 43%) e di 8 mila disoccupat­i (più 30%) ed una riduzione di 44 mila occupati (meno 19%). Anche il tasso di disoccupaz­ione degli under 30, cioè il numero di disoccupat­i sugli attivi, mostra una difficoltà struttural­e nell’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Inoltre, guardando la qualità dei lavori dei più giovani, quasi la metà svolge un’attività con contratto a termine o di collaboraz­ione, una tendenza in crescita fin dal 2008».

Dall’osservator­io dello sportello lavoro Cisl di Firenze-Prato,

Silvia Casini segretario generale Felsa Cisl, ed Alessio Nasoni, responsabi­le dello sportello lavoro, spiegano: «Abbiamo assistito ad una crescita degli under 35 che si sono rivolti a noi, salvo nei periodi di pandemia stretta. E se prima le persone erano in prevalenza orientate su mansioni operaie/impiegatiz­ie, abbiamo notato una crescita di laureati, anche con master, in cerca di orientamen­to. Non solo, da inizio pandemia c’è stata una richiesta importante di persone provenient­i dal settore della ristorazio­ne e turistico-alberghier­o per cercare impiego in altri ambiti; e chi è riuscito a collocarsi altrove difficilme­nte è ritornato al turismo». E sulla «retorica dei “giovani con non vogliono lavorare”» attaccano: «Il problema va contestual­izzato. Una certa gavetta oggi è inconcepib­ile, i giovani cercano contratti in linea con la loro profession­alità e le aziende non solo abusano dei tirocini ma cercano apprendist­i già formati, il che è un evidente paradosso, invece di formarli in azienda».

Incertezza

Sciclone (Irpet): quasi la metà dei più giovani ha contratti a termine o solo di collaboraz­ione

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