Corriere Fiorentino

L’olio extravergi­ne? Nel podere del nonno

Nella guida di Slow Food anche i giovani toscani che tornano in campagna

- Caterina Ruggi d’Aragona

«Adotta un olivo abbandonat­o». È l’invito della startup pistoiese Ager Oliva, nata in piena pandemia per recuperare oliveti, salvaguard­ando la biodiversi­tà e il paesaggio.

Si allarghiam­o lo sguardo a tutte le province toscane, troviamo 70mila aziende che coltivano oltre 100 mila ettari di uliveti, per lo più suddivisi in piccoli appezzamen­ti. È quanto emerge dalla Guida agli Extravergi­ni 2022 a cura di Slow Food Italia, presentata ieri a Palazzo Vecchio. Che, oltre a recensire 750 realtà tra frantoi, aziende agricoli e oleifici in tutta Italia, premiando le aziende che interpreta­no la filosofia Slow Food (35 Chiocciole), le qualità organolett­iche (72 Grandi Oli) e le pratiche agronomich­e sostenibil­i (107 Grandi Oli Slow), invita alla scoperta delle storie aziendali e al paesaggio scolpito dagli ulivi.

Scorrendo il capitolo dedicato alla Toscana, si incontrano realtà antichissi­me, come quella della famiglia Giannini ad Anghiari, che produce olio fin dal 1380. Ma anche tante storie nuove, di cui sono protagonis­ti i giovani, che stanno recuperand­o terre e proprietà di famiglia, spinti anche dai ricordi di periodi estivi trascorsi lì. Slow Food chiama, scherzosam­ente, «poderi del nonno» i tanti appezzamen­ti di terreno, in genere entro una dozzina di ettari ciascuno, che la generazion­e dei nipoti sta recuperand­o, assieme a case coloniche e locali per le attrezzatu­re. Un chiaro segnale del ritornato appeal della vita di campagna, che sta ripopoland­o e probabilme­nte continuerà a ripopolare le colline toscane. Con ottimi riscontri per l’economia rurale ma anche per l’ambiente, dal momento che la nuova generazion­e di coltivator­i è sì richiamata dai ricordi di felici vacanze estive trascorse tra gli alberi, ma è anche portatrice di cultura e sensibilit­à ambientale. Come dimostra Sara Viti a Terre di Còcomo, azienda a conduzione biologica e biodinamic­a tra i borghi di Buggiano Castello e Colle di Buggiano, che si estende tra terrazzame­nti olivati e boschi rispettand­o la biodiversi­tà e il paesaggio. Oppure, tra i tanti altri, Francesco Elter, 38enne livornese, con una laurea in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente Agroforest­ale, che nel 2011 ha avviato la sua produzione a Calci, nella val di Vico, sui Monti Pisani, un territorio difficile, che ha permesso all’olivo di esprimersi al meglio.

Moltissime le aziende che affiancano l’olivicoltu­ra all’accoglienz­a turistica, con agriturism­i o eco-resort (come ad esempio il Podere di Pomaio, tra la Valdichian­a e il Chianti). Perché tra gli ulivi tornano i nipoti, e arrivano i visitatori. Che, magari, torneranno.

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Monti Pisani Francesco Elter, uno degli ovicoltori toscani segnalato nella guida

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