Tallio nell’acqua, assolti entrambi gli imputati
Pietrasanta, la sentenza dopo sette anni. I comitati dei cittadini: «Grave errore»
PIETRASANTA (LUCCA) Finisce con due assoluzioni il processo di primo grado sul ritrovamento nelle acque di Pietrasanta (in particolar modo della frazione di Valdicastello) di elevate concentrazioni di tallio, metallo che — se assunto in dosi massicce — può avere effetti tossici sul corpo umano. Ieri la sentenza in tribunale a Lucca del collegio presieduto dal giudice Gerardo Boragine: una prima verità giudiziaria, dunque, su quello che nel 2014 divenne un vero e proprio caso nazionale.
A finire sotto processo, dopo due anni di indagini condotte dal sostituto procuratore Lucia Rugani, erano stati la direttrice del dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana Nord Ovest Ida Aragona (difesa dall’avvocato Sandro Guerra), accusata di avvelenamento colposo e omissione d’atti d’ufficio, e Francesco Di Martino (difeso dall’avvocato Enrico Marzaduri), dirigente del gestore idrico Gaia e imputato per il solo avvelenamento colposo.
Al termine del dibattimento la pm Rugani aveva chiesto l’assoluzione di entrambi per l’avvelenamento e la condanna a 4 mesi di Aragona per l’omissione. Al processo si erano costituite 120 parti civicubo li, fra i quali il Comitato tallio Valdicastello guidato da Luigi Pelliccioni, che non nasconde la propria amarezza: «Questa sentenza — dice — rappresenta un grave errore e un pesante precedente. Aspettiamo di conoscere le motivazioni, dopo di che valuteremo come muoverci». L’avvocato Guerra parla invece di «fine di un in
Controllori
Sotto processo la direttrice del dipartimento prevenzione Asl e un dirigente del gestore idrico I legali: «È la fine di un incubo» durato 7 anni e mezzo per la mia assistita». La vicenda esplose nell’autunno 2014 con il divieto del Comune di utilizzo dell’acqua per uso potabile e l’arrivo di autocisterne per i cittadini. La successiva inchiesta della Procura mise sotto indagine Aragona e Di Martino: alla dirigente Asl veniva imputato anche di essersi mossa in ritardo per eseguire il campionamento del tallio dopo che nel maggio 2013 Arpat aveva inviato una comunicazione sulla criticità delle acque. Accuse, alla fine, ritenute infondate dai giudici. Simone Dinelli
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