Attacco spuntato
Appena un gol fatto nelle ultime tre partite, senza Vlahovic la media realizzativa si è quasi dimezzata: così ora l’Europa è a rischio
Dice il proverbio: «Lingua batte dove dente duole». E gira e rigira, parlando di Fiorentina, si torna sempre lì. A quel mal di gol che, nonostante i rimedi studiati da Vincenzo Italiano per ovviare alla partenza di Vlahovic, sta mettendo k.o. la Fiorentina. «Non abbiamo un goleador — ha detto domenica il mister — per questo cerchiamo di ruotare gli esterni così che tutti possano fare la prestazione. Purtroppo non concretizziamo». E pensare che ad un certo punto c’era chi pensava che, senza il serbo, i viola fossero addirittura cresciuti.
Non era così, e non era difficile da immaginare. Per la forza di Vlahovic, per meccanismi di gioco assimilati da reinventare e, ultimo ma non ultimo, per la scelta di sostituirlo con un centravanti in crisi da un anno e mezzo (Piatek) e con un altro che, invece, veniva da un campionato (quello svizzero) nemmeno lontanamente paragonabile per livello e ritmi alla Serie A. La Fiorentina insomma si è presa un rischio (calcolato?) e se dal punto di vista economico l’operazione è stata sicuramente un successo, sul piano tecnico il piatto, oggi, piange.
Basta dare un occhio ai numeri, ripartendo da quelli due centravanti arrivati a gennaio.
Cabral al momento ha giocato 603’ in campionato, segnando due gol (uno ogni 301,5’) e, dopo la bellissima rete al Napoli, ha iniziato un digiuno lungo 4 partite e, più precisamente, 285’. Un po’ poco per uno che, in teoria, dovrebbe rappresentare il bomber per presente e futuro dei viola.
Discorso diverso per Piatek. Il polacco è partito fortissimo (6 gol nelle prime 9 presenze tra campionato e Coppa Italia) salvo poi eclissarsi. Colpa sua, ma non solo. Dopo l’ultima
sosta per gli impegni delle varie nazionali infatti (dalla quale l’ex Milan è tornato con l’infortunio al tendine d’Achille) il Pistolero è praticamente scomparso: una sola presenza da titolare (contro l’Udinese) su 7 e, soprattutto, 90’ complessivi sui 630 disponibili. Gioca pochissimo, ormai, e non segna dal 6 marzo. Morale della favola: dal giorno dell’addio di Vlahovic, in Serie A, la Fiorentina ha avuto dai suoi centravanti 5 gol in 14 partite: 3 li ha segnati Piatek, e 2 Cabral. Tutto questo mentre, nonostante tutti i tentativi e le rotazione di Italiano, dagli esterni il contributo è rimasto (quasi) nullo. Un gol lo ha fatto Sottil (a Cagliari), 2 Nico, contro Empoli e Napoli, uno Ikonè (al Maradona) e uno Saponara, a Salerno. Un rendimento al ribasso che si traduce nel dato più eloquente di tutti. Questo: con Vlahovic i viola (in tutte le competizioni) segnavano 2,08 gol di media a partita. Senza sono crollati a 1,07 e, nelle ultime quattro sconfitte, hanno segnato un solo gol, alla Salernitana.
Anche in termini di punti la frenata è palese. Prendendo in esame le squadre già affrontate due volte infatti, il saldo è negativo (29 punti contro 24) e, per replicare i 32 fatti nelle prime 19 giornate, Biraghi e compagni dovrebbero vincere le ultime tre. Una missione non impossibile ma (considerando il livello degli avversari) sicuramente molto difficile.
Matteo Magrini