IL TERRITORIO SIA A MISURA D’UOMO E NON DI NORMATIVA
Caro direttore, ho letto con interesse l’intervento del professor Gian Franco Cartei (Corriere Fiorentino del 29 aprile, ndr) e vorrei con questa riflessione riportare l’attenzione sull’urbanistica in generale.
La legge 65 si ispira a principi coerenti con esigenze ambientali condivise da Ance e coerenti con la sensibilità ambientale sempre più diffusa, ma fin dalla sua approvazione nel 2014 Ance paventò il rischio di una sua rigidità che avrebbe reso di fatto molto difficile gli interventi di rigenerazione urbana, ovverosia di quegli interventi in grado di limitare il consumo di suolo. Le tante e successive modifiche all’impianto originario della legge, almeno 20, testimoniano la rigidità paventata da Ance.
Uno dei punti chiave della legge 65 è quello della perimetrazione urbana, concetto che oggi rischia di apparire anacronistico nei confronti delle esigenze del territorio e dei cittadini in un costante processo di urbanizzazione; il World Urbanization Prospects del 2018 delle Nazioni Unite prevede che nel 2050 il 70% della popolazione vivrà nelle città. La perimetrazione urbana, senza un adeguato strumento di attuazione resiliente, rischia di vincolare per decenni lo sviluppo urbano, inteso come razionalizzazione degli spazi e dei relativi processi di urbanizzazione con gli adeguati standard che recepiscano le nuove necessità del cittadino. Solo una progettazione creativa architettonica può creare un contesto urbano dove trovare un giusto equilibrio in un modello armonico con l’ambiente, e questo può avvenire solo ed esclusivamente attraverso un progetto attuato grazie a strumenti legislativi che lo consentano. Lo strumento urbanistico di attuazione, compito primario della pubblica amministrazione, deve avere un ruolo di facilitatore della progettazione, non portare invece all’immobilismo. Il modello legislativo attuale calibrato su ciò che si «deve fare», appiattisce la creatività progettuale, riducendo gli spazi effettivamente e naturalmente utilizzabili, in forza della supposizione di successivi illeciti e abusi. Su questi presupposti si consente una pessima qualità edilizia e urbanistica, con un approccio culturale di altri tempi che ha frustrato progettisti e operatori economici. Inoltre questa carenza di sviluppo ha generato rendite di posizione dei «fortunati» beneficiari dei cambi di destinazione d’uso delle proprie aree.
In sintesi l’attuale legislazione, non solo regionale ma anche nazionale, non offre un adeguato strumento di rigenerazione urbana per riqualificare parti intere di città e non solo singoli edifici.
Specularmente al tema del territorio urbanizzato si pone quello della «campagna» delle periferie urbane; questa dovrebbe essere concepita come un ingresso alla città, la perimetrazione urbana invece scava un solco tra la città e la «campagna» intorno ad esse, rischiando di divenire una barriera urbanistica e culturale che comprime la città in un territorio spesso inadeguato agli standard odierni.
Il senso di questo messaggio consiste nella reale necessità di rivedere l’approccio culturale della casa, delle sue pertinenze, degli spazi, e delle sue connessioni. La sapienza, la capacità laboriosa della mano, l’intelletto, l’arte, il rispetto e la cultura dell’uomo, hanno disegnato nei secoli questo pianeta e adesso è giunto il momento di ripensare lo strumento urbanistico per lasciare spazio alla creatività di un progettista che esprima la propria ispirazione architettonica in un territorio a dimensione d’uomo e non a dimensione di normativa. Dobbiamo ripensare le città in termini di indice di Felicità Interna Lorda, di luoghi sociali e di servizi sostenibili, in un modello il più possibile vicino al consumo energetico zero.
Tutto questo lo possiamo fare solamente con leggi adeguate e forti competenze professionali.
Fin dal 2014 i costruttori paventarono il rischio che le rigidità della legge 65 rendessero molti difficili gli interventi di rigenerazione urbana. Oggi le regole frustrano progettisti e investitori