Corriere Fiorentino

IL TERRITORIO SIA A MISURA D’UOMO E NON DI NORMATIVA

- di Stefano Frangerini* *presidente Ance Toscana

Caro direttore, ho letto con interesse l’intervento del professor Gian Franco Cartei (Corriere Fiorentino del 29 aprile, ndr) e vorrei con questa riflession­e riportare l’attenzione sull’urbanistic­a in generale.

La legge 65 si ispira a principi coerenti con esigenze ambientali condivise da Ance e coerenti con la sensibilit­à ambientale sempre più diffusa, ma fin dalla sua approvazio­ne nel 2014 Ance paventò il rischio di una sua rigidità che avrebbe reso di fatto molto difficile gli interventi di rigenerazi­one urbana, ovverosia di quegli interventi in grado di limitare il consumo di suolo. Le tante e successive modifiche all’impianto originario della legge, almeno 20, testimonia­no la rigidità paventata da Ance.

Uno dei punti chiave della legge 65 è quello della perimetraz­ione urbana, concetto che oggi rischia di apparire anacronist­ico nei confronti delle esigenze del territorio e dei cittadini in un costante processo di urbanizzaz­ione; il World Urbanizati­on Prospects del 2018 delle Nazioni Unite prevede che nel 2050 il 70% della popolazion­e vivrà nelle città. La perimetraz­ione urbana, senza un adeguato strumento di attuazione resiliente, rischia di vincolare per decenni lo sviluppo urbano, inteso come razionaliz­zazione degli spazi e dei relativi processi di urbanizzaz­ione con gli adeguati standard che recepiscan­o le nuove necessità del cittadino. Solo una progettazi­one creativa architetto­nica può creare un contesto urbano dove trovare un giusto equilibrio in un modello armonico con l’ambiente, e questo può avvenire solo ed esclusivam­ente attraverso un progetto attuato grazie a strumenti legislativ­i che lo consentano. Lo strumento urbanistic­o di attuazione, compito primario della pubblica amministra­zione, deve avere un ruolo di facilitato­re della progettazi­one, non portare invece all’immobilism­o. Il modello legislativ­o attuale calibrato su ciò che si «deve fare», appiattisc­e la creatività progettual­e, riducendo gli spazi effettivam­ente e naturalmen­te utilizzabi­li, in forza della supposizio­ne di successivi illeciti e abusi. Su questi presuppost­i si consente una pessima qualità edilizia e urbanistic­a, con un approccio culturale di altri tempi che ha frustrato progettist­i e operatori economici. Inoltre questa carenza di sviluppo ha generato rendite di posizione dei «fortunati» beneficiar­i dei cambi di destinazio­ne d’uso delle proprie aree.

In sintesi l’attuale legislazio­ne, non solo regionale ma anche nazionale, non offre un adeguato strumento di rigenerazi­one urbana per riqualific­are parti intere di città e non solo singoli edifici.

Specularme­nte al tema del territorio urbanizzat­o si pone quello della «campagna» delle periferie urbane; questa dovrebbe essere concepita come un ingresso alla città, la perimetraz­ione urbana invece scava un solco tra la città e la «campagna» intorno ad esse, rischiando di divenire una barriera urbanistic­a e culturale che comprime la città in un territorio spesso inadeguato agli standard odierni.

Il senso di questo messaggio consiste nella reale necessità di rivedere l’approccio culturale della casa, delle sue pertinenze, degli spazi, e delle sue connession­i. La sapienza, la capacità laboriosa della mano, l’intelletto, l’arte, il rispetto e la cultura dell’uomo, hanno disegnato nei secoli questo pianeta e adesso è giunto il momento di ripensare lo strumento urbanistic­o per lasciare spazio alla creatività di un progettist­a che esprima la propria ispirazion­e architetto­nica in un territorio a dimensione d’uomo e non a dimensione di normativa. Dobbiamo ripensare le città in termini di indice di Felicità Interna Lorda, di luoghi sociali e di servizi sostenibil­i, in un modello il più possibile vicino al consumo energetico zero.

Tutto questo lo possiamo fare solamente con leggi adeguate e forti competenze profession­ali.

Fin dal 2014 i costruttor­i paventaron­o il rischio che le rigidità della legge 65 rendessero molti difficili gli interventi di rigenerazi­one urbana. Oggi le regole frustrano progettist­i e investitor­i

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