La Multiutility muove il primo passo
Le società dei servizi votano la fusione. Obiettivo la Borsa, ma il 51% resterà pubblico
Per essere felice, a Pietro sarebbe bastato nascere in una qualunque di quelle epoche in cui il tuo borgo era il mondo, il tuo lavoro quello di tuo padre e quando avevi un dubbio bastava andar dal prete.
I Cda di Acqua Toscana, Consiag, Publiservizi e Alia hanno approvato l’atto di fusione che avvia formalmente il percorso per la costituzione della Multiutility Toscana. È il primo passo verso la costituzione della grande società regionale dei servizi, un percorso che prevede due fasi con altrettanti aumenti di capitale a sostegno. L’obiettivo è quotarsi in Borsa nel 2023, ma il 51% resterà in mano pubblica per statuto.
«Un momento storico» lo ha definito il presidente della Regione Eugenio Giani. Si tratta del primo passo per la creazione della Multiutility Toscana, questo il nome provvisorio scelto per la nuova holding dei servizi pubblici locali — ambiente, energia e acqua — partecipata da 66 Comuni tra i territori dell’Empolese Valdelsa e le province di Firenze, Prato e Pistoia. Primo passo che viene mosso con grande ritardo, almeno 15 anni, rispetto a quanto accaduto nelle altre regioni del Centro Nord e lungo un sentiero che presenta almeno tre grossi ostacoli. Il primo riguarda il tempo che servirà a quasi 70 Consigli comunali per dare il disco verde all’operazione; il secondo è come liquidare soci non proprio entusiasti come Acea (che ha il 40% di Publiacqua); il terzo è capire se aderiranno o meno i sindaci di Siena e Arezzo, di colore diverso rispetto al gruppo dei promotori, Firenze, Prato e Empoli. Dalla decisione di Alessandro Ghinelli e Luigi De Mossi, entrambi del centrodestra, dipenderà se Estra potrà essere consolidata, portando dentro il perimetro del nuovo soggetto un player da un miliardo di ricavi. Sul punto Alberto Irace, Ad di Alia e incaricato dai soci di coordinare il progetto per la Multiutility Toscana, ha detto che «sono stati fatti passi in avanti e si sta ragionando su
un’operazione di concambio». Ma i due Comuni non hanno ancora deliberato. Senza la gestione dell’energia — stante che Toscana Energia, al di là dei conferimenti formali, difficilmente sarà della partita perché controllata da Italgas — il nuovo soggetto resterebbe monco. Con la conseguenza di poter risultare poco appetibile per gli investitori privati ai quali si andranno a chiedere risorse per sostenere il piano industriale. La nascita della Multiutility Toscana — che si prevede possa creare circa 2 mila posti di lavoro — dovrebbe avvenimento
re in due step, con altrettanti aumenti di capitale. I Cda di Acqua Toscana, Consiag, Publiservizi e Alia Servizi Ambientali hanno approvato l’atto di fusione che avvia formalmente il percorso per la costituzione della Multiutility: la struttura post fusione, con quote destinate ai Comuni di Firenze (37,1%), Prato (18,2%), Pistoia (5,4%) Empoli (3.4%) e altri (35,9%) sarà sottoposta all’approvazione, entro settembre, dei Consigli comunali e dell’assemblea della società. Poi si procederà al primo aumento, entro la fine dell’anno, per accogliere il conferidelle quote da parte delle altre utilities interessate. Come Estra, appunto. Entro il 2023 si dovrebbe procedere al secondo aumento attraverso la quotazione in Borsa per creare una public company con almeno il 51% in mano pubblica (non cedibile a privati per statuto) e il 49% finanziato dal mercato azionario.
Già il primo step porterà alla nascita di un soggetto che garantisce 700 milioni di ricavi (dati 2021) con un Ebidta di 171 milioni, investimenti per 171 milioni e un patrimonio netto di 467 milioni. Ma per fare il salto dimensionale è necessaria l’adesione di chi è ancora alla finestra: per questo è stato più volte ribadito che quello presentato è un «progetto aperto» a nuovi ingressi. Gli obiettivi generali sono il miglioramento dei servizi, il contenimento delle bollette, il raddoppio dei dividendi per i Comuni soci e della capacità d’investimento fino ad 1,5 miliardi. Chiarissimo il sindaco di Firenze, Dario Nardella: «A noi servono i dividendi, i nostri bilanci ne hanno bisogno in questo momento più che mai per finanziare i servizi ai cittadini». Vedremo se al termine del lungo percorso avviato ieri davvero nascerà un soggetto capace di confrontarsi con realtà come Iren, A2A, Hera e remunerare adeguatamente i propri soci.