«Luana sarà davvero un simbolo se nessuno più morirà come lei»
In centinaia ad Agliana, il fidanzato: «Non è cambiato niente» A un anno dalla tragedia, il ricordo in chiesa con la mamma, gli amici e gli ex colleghi
Giovani e famiglie, uniti nel ricordo di Luana D’Orazio. Era stracolma la piccola chiesa di Santa Maria, nella frazione aglianese di Spedalino Asinelli, dove ieri pomeriggio si è celebrata la commemorazione della ventiduenne morta in un incidente sul lavoro il 3 maggio dell’anno scorso. La messa per Luana ha concluso una giornata in cui si sono rincorsi i ricordi e gli appelli, tutti legati alla giovialità della ragazza e alla sua trasformazione nell’emblema della lotta agli infortuni sul lavoro. Un’emergenza che in Toscana, a ritmi persino più alti che nel resto del Paese, non accenna a diminuire. Ed è questo il cruccio di una donna che ha visto morire sua figlia e che ora cerca di trasformare il proprio dolore nell’impegno per questa causa: «Mia figlia è un simbolo? Lo sarà davvero solamente quando le morti di questo tipo saranno zero, quando non ci saranno più infortuni. So che sembra un traguardo irraggiungibile, ma è quello che dobbiamo volere tutti, quello per cui io combatto», ha detto la madre della giovane vittima, Emma Marrazzo, all’uscita dalla funzione. La donna era accompagnata da tutta la sua famiglia oltre che dal fidanzato di Luana, Alberto Orlandi. «Non è cambiato niente e spero che invece qualcosa possa cambiare al più presto: non si deve parlare di ‘morti bianche’ — ha detto ancora Marrazzo, parlando del problema culturale legato a questo tipo di incidenti — ma di morti violente: con che atrocità finiscono queste persone?». Il prete della parrocNon chia di Santa Maria, durante la messa, ha ricordato «i tempi in cui Luana veniva in parrocchia per il catechismo e quelli in cui in gruppo partecipava ai rosari». Grande commozione al termine della commemorazione, quando decine di persone — tra cui molti giovani — si sono messi in fila per salutare i suoi familiari. Il figlio di Luana vive ora con i nonni materni, ma alla sua crescita continua a partecipare anche Alberto Orlandi.
Alla funzione non sono intervenuti gli ex colleghi dell’orditura in cui la giovane aveva lavorato per quasi due anni come apprendista. Tuttavia trapela dall’azienda che oggi anche in quei locali si sia svolta una sorta di momento di riflessione. Di cui però nessuno vuole parlare, compresi i legali dei proprietari che spiegano di «non essere autorizzati a divulgare particolari». Proprio il 3 maggio scorso Luana era stata risucchiata nell’ingranaggio dell’orditoio da campionatura a cui era addetta. Secondo l’inchiesta della procura di Prato, al macchinario, erano stati disattivati i dispositivi di sicurezza. «Io sarei contenta se mettessero le telecamere sul posto di lavoro e si eseguissero molti più controlli per vedere cosa accade», ha detto ieri mattina Emma Marrazzo intervenendo su Tv Prato.
Il processo per stabilire le responsabilità è in corso: la prima udienza è stata rinviata al 22 settembre. Sono accusati di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele del macchinario la titolare dell’azienda Luana Coppini, il marito di quest’ultima — Daniele Faggi — e il tecnico manutentore esterno Mario Cusimano.