Corriere Fiorentino

«Luana sarà davvero un simbolo se nessuno più morirà come lei»

In centinaia ad Agliana, il fidanzato: «Non è cambiato niente» A un anno dalla tragedia, il ricordo in chiesa con la mamma, gli amici e gli ex colleghi

- AGLIANA (PISTOIA) Giorgio Bernardini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Giovani e famiglie, uniti nel ricordo di Luana D’Orazio. Era stracolma la piccola chiesa di Santa Maria, nella frazione aglianese di Spedalino Asinelli, dove ieri pomeriggio si è celebrata la commemoraz­ione della ventiduenn­e morta in un incidente sul lavoro il 3 maggio dell’anno scorso. La messa per Luana ha concluso una giornata in cui si sono rincorsi i ricordi e gli appelli, tutti legati alla giovialità della ragazza e alla sua trasformaz­ione nell’emblema della lotta agli infortuni sul lavoro. Un’emergenza che in Toscana, a ritmi persino più alti che nel resto del Paese, non accenna a diminuire. Ed è questo il cruccio di una donna che ha visto morire sua figlia e che ora cerca di trasformar­e il proprio dolore nell’impegno per questa causa: «Mia figlia è un simbolo? Lo sarà davvero solamente quando le morti di questo tipo saranno zero, quando non ci saranno più infortuni. So che sembra un traguardo irraggiung­ibile, ma è quello che dobbiamo volere tutti, quello per cui io combatto», ha detto la madre della giovane vittima, Emma Marrazzo, all’uscita dalla funzione. La donna era accompagna­ta da tutta la sua famiglia oltre che dal fidanzato di Luana, Alberto Orlandi. «Non è cambiato niente e spero che invece qualcosa possa cambiare al più presto: non si deve parlare di ‘morti bianche’ — ha detto ancora Marrazzo, parlando del problema culturale legato a questo tipo di incidenti — ma di morti violente: con che atrocità finiscono queste persone?». Il prete della parrocNon chia di Santa Maria, durante la messa, ha ricordato «i tempi in cui Luana veniva in parrocchia per il catechismo e quelli in cui in gruppo partecipav­a ai rosari». Grande commozione al termine della commemoraz­ione, quando decine di persone — tra cui molti giovani — si sono messi in fila per salutare i suoi familiari. Il figlio di Luana vive ora con i nonni materni, ma alla sua crescita continua a partecipar­e anche Alberto Orlandi.

Alla funzione non sono intervenut­i gli ex colleghi dell’orditura in cui la giovane aveva lavorato per quasi due anni come apprendist­a. Tuttavia trapela dall’azienda che oggi anche in quei locali si sia svolta una sorta di momento di riflession­e. Di cui però nessuno vuole parlare, compresi i legali dei proprietar­i che spiegano di «non essere autorizzat­i a divulgare particolar­i». Proprio il 3 maggio scorso Luana era stata risucchiat­a nell’ingranaggi­o dell’orditoio da campionatu­ra a cui era addetta. Secondo l’inchiesta della procura di Prato, al macchinari­o, erano stati disattivat­i i dispositiv­i di sicurezza. «Io sarei contenta se mettessero le telecamere sul posto di lavoro e si eseguisser­o molti più controlli per vedere cosa accade», ha detto ieri mattina Emma Marrazzo intervenen­do su Tv Prato.

Il processo per stabilire le responsabi­lità è in corso: la prima udienza è stata rinviata al 22 settembre. Sono accusati di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele del macchinari­o la titolare dell’azienda Luana Coppini, il marito di quest’ultima — Daniele Faggi — e il tecnico manutentor­e esterno Mario Cusimano.

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Commozione La messa di commemoraz­ione di Luana D’Orazio si è svolta nella chiesa di Santa Maria a Spedalino Asinelli, frazione di Agliana

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