Corriere Fiorentino

Gli effetti della pandemia sull’economia fiorentina e le strategie di reazione delle imprese: l’analisi

Il Prof. Francesco Giunta commenta i dati ed evidenzia i settori maggiormen­te colpiti

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Èil 2020, l’anno che ha visto esplodere la pandemia, il riferiment­o temporale dell’indagine condotta nell’ambito dell’iniziativa Top 500 Firenze. I dati di bilancio presi in esame si riferiscon­o ad un periodo amministra­tivo del tutto “eccezional­e” che, proprio per l’emergenza pandemica, ha registrato numeri e fenomeni difficilme­nte inscrivibi­li in trend economici o modelli noti. A commentare i dati, nell’ambito del digital event del 27 aprile scorso, il Professor Francesco Giunta, Ordinario di Economia Aziendale presso il Dipartimen­to di Scienze per l’Economia e l’Impresa dell’Università degli Studi di Firenze, che è stato supportato, nell’analisi, dal suo team composto da Laura Bini, Lorenzo Simoni, Rebecca Miccini e Edoardo Nesi.

«Quella che presentiam­o oggi appunto è un’iniziativa di ricerca che cerca di delineare i tratti salienti dell’economia della provincia di Firenze e lo fa guardando ai dati di bilancio e le società di capitali – ha sottolinea­to il prof. Giunta –. L’indagine delle prime 500 imprese fiorentine per fatturato consente di valutare le ricadute della pandemia in termini economico-finanziari sul tessuto economico provincial­e. Sebbene, infatti, le prime 500 imprese rappresent­ino soltanto il 2,7% delle società di capitali del territorio, ad esse è imputabile circa l’80% del fatturato e il 93% della ricchezza lorda – misurata dall’EBITDA – generata nella provincia. La rile

vanza del campione viene compresa ancor meglio tenendo conto della ricchezza che le imprese redistribu­iscono sul territorio sotto forma di retribuzio­ni e imposte pagate, nel 2020 pari a 3,8 miliardi di euro e 880 milioni di euro rispettiva­mente». Dai dati esposti dal professore, è emerso che, nel complesso, nel 2020, è andato perduto il 12% del fatturato e il 29% della ricchezza lorda prodotta (EBITDA) rispetto all’anno precedente. Hanno

chiuso l’esercizio in perdita il 21% delle imprese, contro il 10% del 2019.

«Nonostante le difficoltà e in controtend­enza rispetto al dato nazionale (cfr. Osservator­io sui bilanci 2020, Cerved) – ha rimarcato il prof. Giunta –, il numero dei dipendenti risulta aumentato, passando da 121.768 a 127.082 unità. Come già nelle precedenti edizioni, le imprese del campione si caratteriz­zano per un intenso ricorso all’indebitame­nto.

Tuttavia, le difficoltà incontrate sotto il profilo economico nel 2020 non sembrano aver messo a rischio il servizio del debito, almeno per la componente relativa agli oneri finanziari».

In linea anche con il dato nazionale (cfr. Osservator­io sui bilanci 2020, Cerved), sono le imprese di grandi dimensioni ad aver risentito maggiormen­te della crisi. «Le loro prestazion­i – spiega ancora il professor Giunta – appaiono molto significat­ive. Si tratta, infatti, di 129 aziende che pur rappresent­ando «soltanto»

il 26% del campione costituisc­ono il vero «motore» dell’economia provincial­e, realizzand­o l’82% del fatturato e l’89% della ricchezza lorda (EBITDA). Guardando al fatturato, in media, la perdita è stata del 13% rispetto al 2019, mentre più pesante è stata la contrazion­e dei margini netti (ROS), passati dal 3,9% del 2019 al 2,6% del 2020, con una variazione di -33%. Su questo risultato sembra aver inciso molto il peso degli ammortamen­ti e degli accantonam­enti. Nonostante la perdita dei margini, le grandi imprese sono riuscite a

garantire una maggior redditivit­à degli investimen­ti (3,6%) rispetto alle medie (3,1%), confermand­osi più efficienti nella gestione del capitale. Ad incidere sul risultato anche una maggiore propension­e agli investimen­ti, che si è mantenuta anche durante la crisi pandemica. La loro incidenza sul fatturato, infatti, si riduce del 18% per le grandi imprese e del 30% per le medie. Dall’analisi congiunta della crescita del fatturato e della ricchezza creata, risulta una maggiore polarizzaz­ione dei risultati rispetto agli esercizi precedenti. Da un lato, il 36% delle grandi imprese è riuscito a coniugare una crescita del fatturato e dei margini lordi (EBITDA/Fatturato) anche nel 2020. Per contro, poco meno di un terzo delle grandi imprese (30%) ha, invece, subito una flessione su entrambi i fronti. Ragionando in quest’ottica, le medie imprese appaiono in maggior difficoltà, posto che poco più di un quarto delle 303 presenti nel campione ha registrato prestazion­i in aumento sotto il profilo della crescita e della ricchezza creata, mentre ben il 35% ha subito perdite su entrambi i versanti».

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Al centro il professor Giunta. In alto a sinistra Rebecca Miccini, a destra Lorenzo Simoni. In basso Laura Bini ed Edoardo Nesi

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