Menarini contro Yale «Farmaci in Russia? Motivi umanitari»
Una «lista di cattivi» che sfiderebbero le sanzioni alla Russia e continuerebbero a fare affari in barba alla guerra in Ucraina. A elaborarla, con un elenco di mille aziende internazionali, è la School of Management della celebre università statunitense di Yale. In una classificazione per colori, a seconda dei diversi profili, c’è una lista di 186 imprese classificate in «rosso», ovvero quelle che non avrebbero minimamente ridotto i propri affari dopo lo scoppio del conflitto: 13 sono italiane, tra cui la Menarini, la multinazionale con base a Firenze, ma con stabilimenti e uffici in oltre cento Paesi del mondo. Ma dall’azienda di Campo di Marte arriva una secca smentita: in Russia Menarini ha uno stabilimento commerciale e uno di produzione ancora attivi, ma spiega di non poter interrompere la produzione di farmaci per ragioni umanitarie. «Le sanzioni escludono i prodotti farmaceutici per la loro valenza umanitaria — è la presa di posizione della multinazionale — Pertanto, come le altre aziende farmaceutiche, in Russia BerlinChemie Menarini continua a fornire i medicinali destinati ai pazienti che ne hanno bisogno. Tuttavia, sono state interrotte tutte le spese pubblicitarie, sospesi tutti gli investimenti ed è stato implementato il blocco dell’organico. Riteniamo quindi che la lista che inserisce Menarini tra le aziende che stanno continuando a operare come al solito in Russia sia tecnicamente sbagliata, in quanto non tiene conto che il farmaco è un bene indispensabile per la vita, e anche profondamente offensiva perché non tiene conto delle misure intraprese per eliminare ogni attività non essenziale». Menarini spiega di «sostenere la popolazione ucraina con donazioni economiche e di farmaci per oltre 1 milione e sta continuando a supportare i dipendenti ucraini (dello stabilimento di Kiev, ndr) e le loro famiglie».
G.G.
La difesa «Medicine escluse dalle sanzioni, la lista è sbagliata»