TANTE VOCAZIONI E UN PERICOLO
Un patrimonio immenso ma anche faticoso da riportare a nuova vita dopo anni di abbandono e degrado. «Non privatizzeremo l’area ma la metteremo a disposizione delle comunità del territorio, con attività sociali, culturali e anche di carattere agricolo, facendo tesoro dell’esperienza che vari comitati e associazioni hanno già accumulato in quella zona», ha annuncia il sindaco della Città metropolitana Dario Nardella. Che ha invitato i comitati a cessare «l’occupazione abusiva», come condizione per sedersi intorno ad un tavolo. «Anzi, stiamo già dialogando con loro per fare di Mondeggi un modello di innovazione sociale, coinvolgendo le realtà del territorio per la coltivazione dei campi e la gestione delle strutture», conclude Nardella. Così lussuosamente incartato, il progetto del recupero di Mondeggi appare una scelta felice. Non priva però di dubbi, rischi, lati incerti. C’è da chiedersi ad esempio se il comitato Mondeggi bene comune accetterà l’invito a rinunciare all’occupazione abusiva. È giusto e naturale che questa per le istituzioni sia la precondizione per avviare con loro un dialogo, perché Mondeggi bene comune in questi anni si è messo legalmente dalla parte del torto, ma ha rappresentato un’idea, un sogno. Di contro la Città metropolitana che idee e visioni porta al tavolo del confronto?
Si parla di un progetto dalle molte vocazioni, forse troppe: agricoltura sociale, social housing per anziani, poli di formazione e cultura e strutture ricettive nell’ambito del turismo sostenibile. Turismo sostenibile, un’evocazione scivolosa a Firenze, dove diversi progetti hanno tradito l’intento originario. «Non vorremmo che alla fine quest’area diventasse l’ennesima dimora di un albergo per stranieri a scapito della sua natura sociale». Forse il timore espresso dal comitato al nostro giornale può essere ingiustificato, ma meglio tenerlo presente per evitare gli errori del passato.