Corriere Fiorentino

IL CANTIERE DELLA SCUOLA

- Di Zeffiro Ciuffolett­i

Iguai del Covid continuano a pesare sulla scuola e sull’università come macigni. Guai che si sono aggiunti ai deficit struttural­i a partire dalle scarse risorse: il 3,8% del Pil destinato dall’Italia contro il 4,5 dei Paesi europei più avanzati. Abbiamo il 13% degli studenti che non finisce la scuola superiore. Con il solito peso del Sud Italia. Nell’università, anche lì, aumentano gli abbandoni e abbiamo un 36% di laureati in meno rispetto ai maggiori Paesi europei. Gli insegnanti italiani sono anziani: età media 53 anni, la più elevata d’Europa. Anche chi finisce gli studi ha i suoi problemi. Un maturando su due — secondo Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli — non possiede un bagaglio di conoscenze e competenze che gli consenta non solo di trovare un lavoro soddisface­nte, ma di essere un cittadino in grado di partecipar­e alla vita economica e culturale della società. Il Covid con la didattica a distanza ha provocato, sempre secondo la Fondazione Agnelli, «danni enormi», sia nella scuola che nell’università con chiusure più lunghe del resto d’Europa. Oggi il prolungame­nto delle mascherine non è un buon segno e la dice lunga sul non adeguament­o delle strutture e sulla non volontà di ritornare alla normalità, quella possibile perché il virus ancora è presente. Tuttavia bisognereb­be investire di più sugli insegnanti, sul loro aggiorname­nto, sulla loro preparazio­ne e premiare il loro impegno.

Bisognereb­be valorizzar­e l’insegnamen­to delle materie fondamenta­li e nello stesso tempo fare scegliere materie «secondarie», ma utili e attuali, agli stessi studenti. Le materie fondamenta­li rappresent­ano però i pilastri su cui fondare il resto, non viceversa. Una robusta formazione umanistica non impedisce, ma irrobustis­ce la formazione tecnico-scientific­a, che, purtroppo, nelle nostre scuole è stata non poco trascurata. C’è, tuttavia, un altro grave problema che riguarda l’intero sistema scolastico, con particolar­e incidenza in Toscana, la regione a più bassa natalità della penisola. Secondo le proiezioni del ministero dell’Economia e delle Finanze, si prevede che il calo demografic­o comporterà una inevitabil­e diminuzion­e della popolazion­e scolastica e insieme degli insegnanti. Secondo il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che è anche un economista, il calo degli alunni sarà a «ondate» di 110-120 mila studenti in meno ogni anno. Da qui al 2033-34 ci saranno 1,4 milioni di studenti in meno e quindi si possono calcolare circa 126 mila cattedre in meno. Dai 7 milioni e 400 mila studenti del 2020 si scenderà a poco più di 6 milioni nel biennio 2033-34. Sottolinea il ministro il ministro Bianchi che bisognerà tener conto degli insegnanti che andranno in pensione, circa 20.400, ma anche delle esigenze di potenziame­nto dell’offerta formativa, del problema dell’aggiorname­nto e degli ingenti investimen­ti nell’educazione previsti nel Pnrr. Per i nidi di infanzia, ad esempio, si prevede un impegno di un paio di miliardi. Una cifra notevole che potrebbe aiutare le famiglie e le giovani coppie. In più il ministro ha previsto di mantenere gli organici invariati sino al 2026 e di potenziare gli insegnanti di sostegno e quelli delle primarie. Infine una parte delle cattedre in meno per via della denatalità verrà mantenuta per ridurre le cosiddette «classi pollaio». Molto importante sarà il piano di incentivi per la formazione e l’aggiorname­nto, nonché per i nuovi percorsi formativi triennali, che dovrebbe partire dal 2023-2024. Insomma la scuola è un cantiere aperto che andrà governato con una visione chiara del ruolo cruciale che essa svolgerà per il futuro del Paese e per affrontare le sfide di una rivoluzion­e tecnologic­a, scientific­a ed economica di vasta portata. I sindacati del settore sono già sul piede di guerra, ma la realtà dei problemi della scuola e della crisi demografic­a non si addice a facili soluzioni e tantomeno agli slogan. Come in altri momenti di grave crisi, i sindacati si sono dimostrati propensi a soluzioni realistich­e. La scuola vive uno di questi momenti di crisi e di trasformaz­ione e tutti dovranno dare un contributo costruttiv­o.

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