Meno alunni e cattedre tagliate: in difficoltà le scuole di montagna
Il problema riguarda soprattutto le elementari, in Toscana mancano 111 posti
Gli alunni diminuiscono ma, per paradosso, rischia di aumentare l’affollamento nella classi. Il calo delle nascite porterà a settembre in Toscana a una diminuzione di 7.247 iscritti alle scuole (lo dicono i sindacati), 2 mila a Firenze: la contrazione maggiore si verifica alle elementari, mentre alle superiori il numeri di studenti è ancora in aumento, gli effetti della denatalità non si fanno ancora sentire. Ma la diminuzione generale degli alunni porta a un taglio delle cattedre, 111 in Toscana secondo i sindacati: gli organici scolastici infatti vengono attribuiti dal Ministero dell’Istruzione all’Ufficio scolastico regionale (che poi li suddivide tra gli uffici territoriali che li assegnano agli istituti superiori o ai comprensivi) in base al numero complessivo degli iscritti.
Alla Toscana ne sono state assegnate 38.295, per il cosiddetto organico di diritto. Formalmente sono in linea con l’anno scorso, ma nel totale sono compresi anche i 130 di Educazione motoria, nuova materia introdotta dal prossimo anno scolastico per le quinte elementari. Quindi a conti fatti i posti assegnati alla Toscana, «non sono sufficienti» afferma Pasquale Cuomo, della Cgil Toscana. «Se pensiamo che l’organico effettivo che serve alle scuole toscane è di circa 60 mila insegnanti, vuol dire che la restate parte sarà coperta con precari».
I numeri delle cattedre, calcolati dal Ministero, si scontrano con la realtà, soprattutto con quella di territori montani come Mugello, Garfagnana o Lunigiana, fatti da piccoli paesi, dove le scuole seppure sempre con meno alunni, sono un presidio fondamentale: qui le classi rischiano di essere tagliate o accorpate. «L’organico quest’anno è stato fortemente condizionato da due elementi: il calo degli alunni, dovuto alla denatalità, e il fatto che abbiamo dovuto formare gli organici con anche gli insegnanti di attività motoria, a costo zero: non hanno dati posti in più, dobbiamo conteggiarli nel totale. Inoltre nelle superiori, in controtendenza, c’è un aumento di studenti, quindi qui devo dirottare più cattedre sottraendole alla primaria e alle medie» spiega Donatella Buonriposi, direttrice dell’ufficio scolastico di Lucca e di Massa Carrara. «La conseguenza è che non abbiamo potuto autorizzare tutte le classi che volevamo. Abbiamo così alcune scuole come quelle di montagna che sono penalizzate: o le chiudiamo o le lasciamo, ma se le lasciamo si vanno a formare classi più numerose nei centri cittadini». Non solo gli alunni, anche gli insegnanti nelle zone montane sono penalizzati: qui per esempio quelli di educazione motoria, che fanno una o al massimo due ore per ogni quinta dovranno ruotare su più plessi, spesso a chilometri di distanza. Per Gaudio della Cisl Firenze e Prato, è stata persa un’occasione: «Sentiamo parlare continuamente di classi superaffollate, questa era l’occasione per lasciare l’organico inalterato e diminuire il numero degli alunni per classe».
«Il calo demografico che affligge le aree interne e periferiche e che si ripercuote sulle iscrizioni degli alunni — afferma Mario Puppa, consigliere regionale (Pd) che ha presentato sul tema una mozione — non può ripercuotersi in termini matematici sul numero della classi autorizzate».
Ivana Zuliani