Corriere Fiorentino

Donatello e quel pulpito costato «poco danaio»

Prato: all’Archivio di Stato arriva una lettera del 1434 che ci informa sul capolavoro

- Giorgio Bernardini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La storia romantica di una lettera scomparsa e ritrovata, che racconta dello stupore dei contempora­nei di Donatello al cospetto della sua opera. Oltre che della condizione economica — non certo idilliaca — in cui vivevano gli artisti nel Quattrocen­to. Sta tutto in una missiva che rappresent­a la nuova straordina­ria acquisizio­ne da parte dell’Archivio di Stato di Prato, che ieri ha diffuso la notizia presentand­o i termini della vicenda per bocca dei suoi stessi protagonis­ti.

La lettera era stata scritta da Matteo degli Organi nel 1434 ed era andata perduta nell’Ottocento. Ma negli ultimi mesi sul mercato antiquario è stata offerta al direttore artistico della Camerata strumental­e Città di Prato, Alberto Batisti. Quest’ultimo, rendendosi conto del suo valore documentar­io, ha informato Diana Toccafondi, della soprintend­enza archivisti­ca e bibliograf­ica della Toscana. Così è cominciata l’operazione di recupero.

Il direttore dell’Archivio di Stato di Prato, Leonardo Meoni, ha svolto un’accurata ricerca: è stato confermato che il documento era già segnalato da Cesare Guasti nel 1865 come appartenen­te all’archivio del Patrimonio ecclesiast­ico. A questo punto, grazie all’intervento di mediazione della stessa Diana Toccafondi, il proprietar­io, dopo aver appreso l’originaria provenienz­a del documento e la sua storia, ha deciso spontaneam­ente di donare la lettera all’Archivio di Stato di Prato che ne è legittimo proprietar­io.

«Tutti coloro che se ne intendono vanno dicendo che mai si vide simile storia», scriveva il maestro d’organi Matteo da Prato (detto per questo Matteo degli Organi) all’Opera del Sacro Cingolo pratese. Ed è così che la parola storia — che oggi associamo più prosaicame­nte alle immagini dei social — assumeva già mezzo millennio fa un significat­o iconografi­co per trasposizi­one. La lettera era stata vergata su richiesta del suo amico Donatello, che aveva appunto ricevuto l’incarico di realizzare il pulpito della cattedrale e stava realizzand­o le prime tessere. La sua magnificaz­ione dell’amico verso l’artista era anche strumental­e. La lettera infatti continua comunicand­o la buona disposizio­ne di Donatello a proseguire il lavoro, soprattutt­o se incoraggia­to da «qualche danaio» da spendere per le prossime feste di San Giovanni. Non importa che sia molto — dice Matteo — perché Donatello è uomo «di piccolo pasto» e si contenta di poco, ma è importante che l’artista si senta riconosciu­to per ciò che ha fatto e porti l’opera a compimento, «perché di maestri come lui se ne trovano ben pochi».

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La lettera su Donatello scritta da Matteo degli Organi all’Opera del Sacro Cingolo
Il documento La lettera su Donatello scritta da Matteo degli Organi all’Opera del Sacro Cingolo

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