«Vi racconto l’orrore di Bucha»
Il sindaco della città simbolo dei massacri dell’esercito russo: «Da noi c’è stato un genocidio»
Parla di torture, di civili uccisi in strada, parla della distruzione della sua città, dei profughi e della necessità che l’Europa si faccia carico della tragedia che sta vivendo l’Ucraina. Il sindaco di Bucha, città divenuta tristemente simbolo dei crimini di guerra, Anatolij Fedoruk, è stato il protagonista della giornata di ieri al Festival d’Europa: «A Bucha c’è stato un genocidio, non ci sono altre parole per descrivere questo orrore».
«Ricorderò sempre quella scena atroce, c’era una donna incinta con suo marito, stavano scappando da Bucha, il marito ha tentato di dire ai soldati russi che loro erano semplici civili che stavano evacuando, ma i soldati russi hanno sparato dentro la loro macchina uccidendo tutti». Anatolij Fedoruk è il sindaco di Bucha, la città vicina a Kiev diventata simbolo del martirio del popolo ucraino.
È arrivato ieri a Firenze per partecipare al forum sulle trasformazioni urbane organizzato da Eurocities, nell’ambito del Festival d’Europa. Con lui c’erano anche altri sindaci dell’Ucraina. Nelle sue parole, le tracce del massacro che ha visto con i probiamo pri occhi: «A Bucha c’è stato un genocidio, non ci sono altre parole per descrivere questo orrore, sono state maltrattati e uccisi civili, anche donne di fronte ai loro bambini, sono morte 456 persone, il 95 per cento delle persone sono state uccise di proposito attraverso gli spari dei soldati russi, non per esplosioni o altre cause. Sono stati distrutti 1.147 edifici, compresi normali condomini residenziali». Secondo Fedoruk «questo non è un semplice conflitto, ma siamo di fronte alla terza guerra mondiale, da una parte ci sono le democrazie, dall’altra c’è il regime russo. Ricordo agli italiani che la guerra non è così lontana, se l’Europa non fermerà adesso l’esercito russo, Putin potrebbe arrivare fino a Lisbona».
Fedoruk ha poi parlato dei massacri dell’esercito avversario. «La Federazione Russa non sta seguendo le convenzioni internazionali: torturano e uccidono anche i civili. I russi non seguono neanche le semplici regole imposte all’uomo da Dio, non uccidere, ad esempio. Per me parlare di questo è molto difficile, ma sapete tutti che l’esercito russo, che si autodefinisce il secondo più importante al mondo, sta trattando donne e bambini con violenza, sta torturando le persone».
Adesso la situazione a Bucha sta migliorando lentamente: «Grazie alle forze armate ucraine, da un mese ab
Allarme
Monni: «In Toscana già più di 10 mila profughi, bisogna velocizzare i contributi» riportato le persone a vivere in città per ricostruire le nostre strade e i nostri palazzi».
Poi ha aggiunto: «Adesso non abbiamo bisogno di aiuti umanitari, c’è cibo a sufficienza, ma abbiamo bisogno di un aiuto tecnico. Un esempio è quello che è successo a Kiev — ha spiegato — dove hanno inviato autopompe. Abbiamo disperatamente bisogno di questi mezzi per riportare le nostre citta alla normalità, abbiamo bisogno di infrastrutture e di pulire le strade». E da Firenze, proprio nell’ambito del Festival d’Europa, viene lanciato un sostegno alla ricostruzione dell’Ucraina. L’impegno è quello di Eurocities, il più grande network europeo di medie e grandi città di cui il primo cittadino di Firenze Dario Nardella è presidente. «I sindaci europei — ha detto Nardella
— sono pronti ad impegnarsi formalmente per questo piano di ricostruzione. Oggi iniziamo un programma di selezione delle priorità. Le città sono pronte a fornire supporto tecnico e di progettazione, insieme alla Commissione europea, in modo che questa collaborazione tra città europee e città ucraine sia governata e segua un piano chiaro».
Nel frattempo, salgono a 10 mila i profughi ucraini presenti in Toscana. A renderlo noto l’assessora regionale alla protezione civile Monia Monni, che poi ha lanciato un allarme: «È necessario che i cittadini ucraini che hanno trovato autonomamente una sistemazione presso la propria rete amicale o parentale possano accedere rapidamente e semplicemente al contributo previsto dallo Stato, ma purtroppo, nonostante il grande impegno di questure e prefetture, dato l’alta affluenza di persone presso i loro uffici, registriamo tempi molto lunghi per la richiesta di protezione temporanea necessaria per accedere al contributo».