MEGLIO TACERE (PER NON PERDERE LA FACCIA)
I❞n Toscana le polemiche sono come gli esami per Eduardo: non finiscono mai. Del resto, non si è maledetti toscani per niente. L’ennesima polemica è esplosa a Pietrasanta. Forse sulle ricette utili per scongiurare di ammalarci di Covid? Forse sui venti di guerra che soffiano ai confini dell’Europa? Macché. Di questi tempi, pensate, la polemica è tra chi — Partito democratico, Movimento 5 Stelle e una lista civica — reclama la revoca della cittadinanza onoraria conferita a Benito Mussolini nel lontano 1924, quando ancora la dittatura non batteva alle porte ma nell’anno in cui fu assassinato Giacomo Matteotti per avere con grande efficacia a Montecitorio denunciato le violenze fasciste durante le votazioni per il rinnovo della Camera dei deputati, e l’amministrazione comunale di centrodestra che ha risposto picche.
Questo fatterello locale si è ben presto dilatato a livello regionale. E così il presidente della Regione, Eugenio Giani, che della Toscana sa — per così dire — vita morte e miracoli, e l’assessora regionale alla Cultura Alessandra Nardini, pure lei del Partito democratico, hanno tuonato all’unisono: «La maggioranza che guida Pietrasanta ha deciso di scrivere una brutta pagina nella storia dell’amministrazione comunale». Il loro augurio, si capisce, è che la predetta maggioranza «possa tornare sui suoi passi e riveda questa scelta inaccettabile». E giù la denuncia di «numerosi casi di rigurgito nazifascista». E giù l’allarme per il fatto che a pochi mesi dal centenario della Marcia su Roma giunga «un segnale completamente opposto, che ci lascia dispiaciuti e indignati». E giù la sottolineatura che la Toscana «è terra di antifascismo, solidarietà, uguaglianza».
Con tutto il rispetto che meritano il presidente della Regione Giani, che conosco da lunga pezza e che stimo, e l’assessora Nardini, della quale per mia colpa ignoro le opere, nel caso di specie a mio sommesso avviso fascismo e antifascismo c’entrano come il cavolo a merenda. La verità è che chi reclama la revoca della cittadinanza onoranza al duce più che prova di antifascismo, rievoca quella cittadinanza onoraria ignorata da tutti e commette una cattiva azione nei confronti dei nonni e dei bisnonni degli attuali cittadini della ridente cittadina toscana, rei di aver concesso con il loro voto in Consiglio comunale la predetta cittadinanza. O per manifesto spirito fascista o, peggio, allo scopo di saltare fantozzianamente sul carro del vincitore. Con il rischio di far rivoltare nella tomba i sullodati promotori. Mentre l’amministrazione comunale di centrodestra con il suo no alla revoca avrà pensato con ragione che è controproducente tirar fuori gli scheletri dall’armadio cittadino e perfettamente inutile ammazzare, novelli Maramaldi, un uomo morto e sepolto da gran tempo. Il ridicolo, dopo tutto, uccide. Viene alla mente una urticante battuta di Winston Churchill pronunciata verso la fine della guerra: «Strano popolo, quello italiano: quarantacinque milioni di fascisti e quarantacinque milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che gl’italiani siano novanta milioni!». E allora, se non si vuole perdere la faccia, sarebbe meglio dare retta al manzoniano conte zio: «Troncare, sopire». Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. E scordiamoci il passato. Per carità di Patria.