Corriere Fiorentino

RESIDENTI, TURISTI E PRIORITÀ

- Di Roberto De Ponti

Dice il saggio: nella scala dei valori, si dev’essere spezzato qualche piolo. Da un paio di giorni a Firenze non si discute d’altro che di scala mobile, nemmeno la salita al Forte Belvedere fosse una Rinascente con soste ai piani per fare qualche acquisto. Magari ci si arriverà, prima o poi. L’idea è vecchia di quindici anni, l’aveva tirata fuori l’allora assessore alla Cultura di Palazzo Vecchio Eugenio Giani, un percorso a zig-zag sulla collina che porta al Forte e a Villa Bardini, un progetto che avrà pure il suo fascino ma che avvicinere­bbe sempre più la città a un’immagine di turismo da catena di montaggio (sui tapis-roulant, poi...). Ma qui non si discute dell’opera in sé, bella, brutta, utile, inutile, della fattibilit­à su un terreno che un giorno o l’altro potrebbe franare o dell’idea che il bello del viaggio verso il Forte Belvedere è il viaggio stesso e che, come ha detto Sergio Givone, «le salite bisogna farle lentamente, anzi lentissima­mente, altrimenti non ti godi il senso per cui le fai». Si discute dell’idea che sta alla base del progetto, sempre sottaciuta, sempre non detta ma spesso sottintesa. Almeno fino all’altro ieri, quando l’ex assessore alla Cultura di Firenze e oggi governator­e della Toscana ha messo nero su bianco il pensiero forte. Che vale la pena di rileggere per intero, per evitare fraintendi­menti. «È un’opera per i turisti, ma Firenze vive per i turisti. Quello che può piacere ai turisti, può piacere anche ai fiorentini, quindi mi sembra assurda la divisione che si crea dicendo che questa è un’opera per i turisti e non per i cittadini.

I cittadini, come i turisti e anche più di loro, devono essere attratti dalla bellezza di Firenze». Verrebbe da dire: è una questione di priorità. Nessuno mette in dubbio che Firenze viva per i (o meglio grazie ai) turisti, ma non sarebbe stato più elegante sostenere che quello che piace ai fiorentini potrebbe piacere anche ai turisti? Oppure bisogna compiacere a ogni costo i turisti, quelli che arrivano in città, pagano qualche euro per salire su una scala mobile, scattare il selfie-cartolina di Firenze dall’alto e poi lasciare quello che rimane ai (sempre meno) residenti? Sarà una scala mobile a portare a Firenze il fantomatic­o «turismo di qualità»? E i cartelloni con bistecche di ogni tipo, cottura e dimensione devono per forza piacere anche ai fiorentini, visto che si dà per assodato che ai turisti piacciano? Ai poster (nel senso dei manifesti con menu e prezzi da rapina) l’ardua sentenza. Forse sarebbe pure il caso di ricordare che chi governa, governa perché è stato eletto dai cittadini, per quanto noiosi e rompiscato­le siano, e non dai turisti mordi e fuggi. Ma forse, vista la situazione economica non proprio brillante, l’unica scala mobile che interessa davvero ai fiorentini è quella dei salari. Ai turisti, un po’ meno.

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