Le false notizie per cambiare il corso della guerra
«In ogni storia vi sono elementi visibili e altri nascosti, e questo è particolarmente vero nelle storie di guerra». Sono le parole che pronuncia la voce off che ci porta dentro
gli eventi de L’arma dell’inganno: Operazione Mincemeat, e che oggi, con un conflitto nel cuore dell’Europa, suonano ancora più sinistre. Il film di John Madden riporta indietro le lancette della Storia, raccontando gli eventi legati all’omonimo piano condotto nella primavera del 1943,
durante la Seconda Guerra Mondiale, dai servizi segreti anglo-americani con lo scopo di depistare l’esercito nazista. Gli Alleati sono pronti a sbarcare in Europa, in Sicilia, ma si trovano di fronte un arduo compito: proteggere le loro forze dal fuoco nemico ed evitare così quello che sarebbe un massacro certo. Per scongiurare la disfatta, due ufficiali dell’Intelligence alleata, Ewen Montagu (Colin Firth) e Charles Cholmondeley (Matthew Macfadyen) mettono in circolazione false notizie sullo sbarco delle truppe. Questa strategia di disinformazione ruota intorno a uno degli agenti segreti meno sospettabile tra tutti, perché già morto. Ma l’inganno si rivelerà un reale vantaggio per gli Alleati? Non mancano certo la buona fattura, la bravura degli interpreti e precisa ricostruzione storica. Sono tutte caratteristiche tipiche del «buon» cinema inglese, che della tradizione sa fare buon tesoro, soprattutto quando mette insieme film di guerra e spy-movie.