Cosa resta in Arno dopo le notti della movida
Il risveglio del lunedì: bicchieri e bottiglie in acqua, cassonetti stracolmi di rifiuti
movida si è spostata sui lungarni — spiega — sto notando un Arno sempre più sporco».
Una tendenza, quella della «migrazione» vista fiume, raccontato domenica sul Corriere Fiorentino dopo il recente test sull’ordinanza anti bivacchi nei sagrati di Sant’Ambrogio, Santo Spirito e Santa Croce. Pucci però non se la prende con i locali: «In accordo con la Regione, visto che si tratta di spazi demaniali, il Comune ha organizzato dei bandi che sono stati vinti regolarmente: i bar hanno tutto il diritto a lavorare, non c’entrano, io ce l’ho con l’inciviltà delle persone». Ma anche con un’organizzazione troppo declinata al divertimento notturno: «Questi bandi vengono riservati solo ai locali. Un errore: la parte sportiva viene risolta con qualche campo di beach volley, mentre per le attività dei surfisti, dei renaioli o dei rafter restano briciole». Pucci, su questo aspetto, è molto preciso: «Io ho a disposizione appena 12 metri quadrati, per il mio lavoro con fiorentini e turisti. Ovvio che se devo operare in un contesto di movida, le condizioni di lavoro siano pessime: i clienti che da questa sponda dovrebbero partire per le escursioni sul fiume si lamentano per gli ambienti sudici». Peraltro, Pucci effettua questi tour anche per persone con disabilità: «Utilizzo tavole speciali con attrezzature adattate, ma è sempre più difficile portare avanti progetti così impegnativi senza programmazione». Che significa innanzitutto «basi» adeguate: «Prendiamo la spiaggetta: quest’anno è lasciata ad uno stato selvaggio, ma potrebbe essere un punto di riferimento per gli operatori fluviali. Le nostre sono
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L’errore è riservare i bandi dell’estate solo ai locali La parte sportiva viene risolta con qualche campo di beach volley
attività molto ricercate: su Le Figaro e Time Out, le mie escursioni sono state segnalate tra le cinque cose da fare a Firenze. Eppure vedo poca attenzione dall’amministrazione».
Pucci chiede, insieme ai colleghi, di essere preso in considerazione: «Conoscendo le potenzialità del fiume, credo che dovremmo essere coinvolti di più: sarebbe importante fare un incontro con Palazzo Vecchio sulla gestione del fiume». Anche perché gli stessi operatori potrebbero pagare un canone e contribuire alla manutenzione dell’Arno: «Siamo disposti a tenerlo pulito tutti i giorni. Certo, magari con un po’ di aiuto da parte di tutti, a cominciare da una politica plastic free dei locali per evitare tutta questa sporcizia».
Lorenzo Sarra